REGGIO EMILIA – Il protagonismo dei detenuti può essere una prima risposta, seppur parziale, alla loro difficile condizione in strutture sovraffollate per le quali l’Italia già nel 2013 è stata condannata dalla corte europea per i diritti dell’uomo. Da allora la situazione è peggiorata come testimoniano gli 89 suicidi tra i detenuti avvenuti l’anno scorso, uno anche a Reggio.
“Il carcere è un luogo mortifero dove però si può trovare il modo di alleviare questa situazione-spiega Sergio d’Elia, Associazione Nessuno Tocchi Caino- è quello di dare spazio alla creatività”
Una condizione ancora più difficile per i carcerati con problemi di salute mentale. Nato per ospitare 20 detenuti, l’Atsm di Reggio è arrivata ad averne 50, scesi oggi, anche per i lavori in corso a 35. Decisamente ancora troppi nonostante l’impegno della direzione e anche i fondi della Regione, 500mila euro appena stanziati. Da qui la richiesta dell’associazione al Ministro Nordio, che in parlamento si è detto assolutamente contrario a valutare misure come l’amnistia o l’indulto per alleggerire la situazione delle carceri, di valutare la liberazione anticipata speciale.
In attesa di un qualsiasi provvedimento che possa ridurre il sovraffollamento delle carceri, la sfida è quella di consentire ai detenuti di fare attività ludiche e formative, come chiesto anche dal gruppo di automutuoaiuto dei famigliari. Modi per rendere più sostenibile la vita in carcere e ridurre anche il rischio di suicidi e violenze.
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