REGGIO EMILIA – Turni interminabili con ore di straordinario, e relativo stress, che si accumulano giorno dopo giorno. Lamentano da tempo condizioni insostenibili i lavoratori dell’Istituto penitenziario di Reggio. A distanza di cinque mesi dall’ultimo sit-in, in modo unitario, le sigle sindacali del settore sono tornate a protestare. Irrisolta resta la situazione di sotto organico. Troppo pochi i 190 dipendenti su cui può contare il carcere di via Settembrini, dei quali 120 impegnati nei vari reparti che in totale ospitano 386 detenuti.
“Stiamo chiedendo un cambio al vertice di questa struttura. C’è stata un’ispezione ministeriale, siamo in attesa degli esiti. Chiediamo poi un incremento di organico di almeno 30-40 agenti, in modo da potere lavorare al meglio”, spiega Giovanni Battista Durante, segretario nazionale del Sappe.
E ancora: “Soprattutto nei turni pomeridiani vengono accorpati i posti di servizio. Vengono fatti i turni nel sistema informatico con lo straordinario già inserito, cosa che non si potrebbe fare”, aggiunge Vito Bonfiglio segretario provinciale di Fns Cisl. Carenze ormai croniche, sottolineano i sindacati, riguardano anche lo stabile. In alcune occasioni gli spazi non sono sufficienti per tenere separate tipologie di reclusi che non dovrebbero mescolarsi. “Le carenze strutturali ci costringono poi a far fare attività ai detenuti della casa di reclusione insieme a i detenuti psichiatrici”, dice sempre Bonfiglioli.
Nuovamente oggetto di segnalazione è la necessità di manutenzioni straordinarie contro le infiltrazioni d’acqua e l’installazione protezioni a tutela degli agenti di polizia penitenziaria. “Si è più esposti ad aggressioni fisiche da parte dei detenuti proprio perché mancano questi sbarramenti, che consentono di controllare la sezione lavorando in sicurezza”, sottolinea Anna La Marca, segretario provinciale del sindacato Sinappe.
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