REGGIO EMILIA – Tre cose colpiscono della nota con cui Giovanni Tarquini, candidato sindaco del centrodestra a Reggio, ha cercato di precisare il suo pensiero sul 25 aprile dopo le critiche degli avversari politici.
La prima è che Tarquini, quando dice che “non c’è una bilancia che pende da una parte o dall’altra quando si parla di violenza”, quando esclama “non mi si venga a dire che la violenza sta soltanto da una parte”, mette sullo stesso piano il fascismo e le violenze dell’immediato dopoguerra. Ma 20 anni di dittatura, lo scioglimento di partiti e associazioni, le sedi sindacali date alle fiamme, la chiusura dei giornali, il partito unico, le leggi razziali e le deportazioni nei campi di sterminio sono la stessa cosa delle vendette e delle uccisioni da parte di schegge impazzite del movimento partigiano o di delinquenti comuni?
La seconda cosa che colpisce è che Tarquini non prende le distanze dal collega e presidente dell’Ordine degli avvocati, Enrico Della Capanna, che aveva commentato la presa di posizione del candidato del centrodestra scrivendo sul profilo Facebook dello stesso Tarquini: “Caro Giovanni, hai ragione! Nel 2024 non ci siamo ancora liberati dell’antifascismo”. Parole che hanno suscitato indignazione in molti avvocati, ma il candidato avvocato non fa una piega.
E qui siamo al terzo punto. Nella sua nota, Tarquini parla di “fronti che storicamente sono contrapposti”. Vediamoli, questi fronti. Uno era il fascismo. L’altro fronte non era il comunismo: erano quegli italiani di ogni colore politico, monarchici e socialisti, liberali e comunisti, cattolici e azionisti che durante il ventennio e nella guerra di liberazione si batterono contro la dittatura, pagando con le bastonature, il carcere e il confino, quando non con la vita. Tarquini in quale dei due fronti si riconosce? Di certo non in quello fascista, però non si definisce mai antifascista. E’ una posizione assai diversa da quella espressa proprio in occasione del 25 aprile del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Unità nell’antifascismo”.
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