REGGIO EMILIA – Non è un mestiere per giovani e per una volta la pandemia non c’entra. Camionisti cercasi. La mancanza di ricambio generazionale si fa sempre più evidente, anche nella nostra provincia.
Ha fatto scalpore, qualche settimana fa, l’esplosione della domanda di personale, senza risposta, di titolari di bar e ristoranti. Adesso emerge la carenza di autotrasportatori. Anzi, riemerge. Dicevamo che la pandemia non c’entra, perché già nel 2018 la Fita Cna Reggio Emilia, che raccoglie 700 soci, lanciava l’allarme. Sicuramente, il periodo storico ha reso ancor più evidente il problema: adesso, con la ripresa e i tempi di consegna che incombono, servirebbero autisti in più, ma non si trovano.
“Mi è capitato di cercare e non trovare – le parole di Maurizio Messori, presidente di Cna Fit – si trova dai 40 anni in su”. Una carenza di risposta che lascia un po’ stupiti: col lavoro che scarseggia e uno stipendio che si colloca tra i 2.100 e i 3mila euro, perché questa riluttanza? Sì, la bilancia è fatta di due piatti e sull’altro ci sono la fatica di un mestiere che allo stress, cresciuto negli anni, del traffico, aggiunge le operazioni di carico e scarico, i viaggi notturni, condizioni di sicurezza e di infrastrutture non sempre eccellenti. Per Messori la difficoltà oggi è soprattutto in partenza. “Ci vogliono più di 5mila euro per prendere la patente – ha spiegato – tante ore di corso come teoria. Una volta era un buon stipendio, adesso il committente ‘tira’ su di noi, noi ‘tiriamo’ sugli autisti. Molti sono tornati nell’Est Europa perché il costo della vita è più basso”.
Giovani non sfaticati quindi, ma piuttosto che fanno due conti e pensano che non ne valga troppo la pena. E il problema rimane. Messori trasporta bovini, è socio della ditta a metà con suo fratello e tra i sette autisti c’è suo figlio. Ma il panorama generale è diverso: “Manca il ricambio generazionale”.
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