REGGIO EMILIA – Che l’antagonismo fosse strisciante non è una novità. I patti, e anche i nervi, stanno per saltare a un passo dalla concretizzazione della Camera di Commercio dell’Emilia, che unisce Reggio, Parma e Piacenza.
Entro lunedì dev’essere stilata la lista delle trenta persone che formeranno il consiglio del nuovo ente. Il pallino, in questa fase, ce l’hanno in mano le associazioni di categoria. Settore per settore, sono chiamate a esprimersi di concerto senza divisioni territoriali. Le associazioni reggiane dell’industria ad esempio, devono, assieme a quelle parmigiane e piacentine comunicare i componenti ‘del parlamentino’ che spettano al proprio comparto.
Le regole erano state stabilite nel 2016, all’inizio del percorso di fusione. Tutti e tre i territori avevano sottoscritto un accordo fatto di tre punti: assegnare a ciascuna provincia, nonostante i pesi diversi, 10 consiglieri a testa per un totale di 30; collocare a Parma la sede principale; fare eleggere dal consiglio una giunta formata da sette membri più il presidente. E’ su quest’ultimo punto, ovvero sulla questione della governance, che il banco sta per saltare.
Oltrenza non è stato digerito il fatto che nel primo quadriennio la presidenza spetterà a Reggio, territorio che potrebbe trovarsi a poter contare su quattro esponenti in giunta visto che di diritto, per via del numero più alto di aziende iscritte, gli spetta un ulteriore componente.
In risposta a ciò Parma e Piacenza potrebbero allearsi, in sede di elezione della giunta, per un esito a loro più favorevole. E’ questo lo scenario che sta spingendo Reggio a non concludere l’iter della consegna dei propri dieci designati al Consiglio camerale. Senza la lista completa dei trenta, la Regione dovrebbe prendere atto del fallimento di uno o più apparentamenti.
A quel punto si passerebbe a candidature vagliate territorio per territorio, con ognuno di questi che conterebbe però non più in modo paritario, bensì secondo la propria importanza economica. Il numero dei rappresentanti di Piacenza, ad esempio, da dieci diventerebbe quattro.
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