REGGIO EMILIA – La nascita della Camera di Commercio dell’Emilia è sempre più tribolata. L’accordo stretto fra gli enti camerali di Reggio, Parma e Piacenza è andato in pezzi, con una frattura che attraversa trasversalmente le associazioni imprenditoriali delle tre province.
***
L’apparentamento tra le associazioni economiche di Reggio, Parma e Piacenza per la Camera di Commercio dell’Emilia è sciolto. Per la definizione degli organi dell’ente camerale – consiglio e giunta – si andrà dunque alla conta, attraverso un meccanismo che tiene conto del numero di aziende associate e del peso delle tre economie provinciali. Un esito che può apparire paradossale, se si pensa che l’accordo sulla composizione degli organi e sulla sede era stato raggiunto più di 5 anni fa ed era stato sottoscritto da tutti. Arrivati a ridosso della scadenza dei termini delle designazioni da parte delle associazioni, però, è apparso chiaro che Parma non intendeva rispettare gli accordi nella loro interezza. Nonostante la suddivisione paritaria dei 30 posti in consiglio e l’assegnazione della sede a Parma, oltre Enza non accettano la composizione concordata a suo tempo per la giunta, perché nel primo mandato Reggio, essendo la Camera di Commercio più rappresentativa ed esprimendo il primo presidente con Stefano Landi, avrebbe 4 componenti su 8.
Dunque si riparte da zero. La Regione a questo punto prenderà atto dello scioglimento dell’apparentamento fra le associazioni delle tre province e assegnerà i posti in consiglio sulla base del peso economico. Anzichè la prevista rappresentanza paritaria 10-10-10, Reggio dovrebbe avere 16 consiglieri e Parma 10. La realtà più penalizzata sarà Piacenza, che si è accodata a Parma e che dovrà accontentarsi di 4 posti in consiglio. Il mancato rispetto degli accordi stipulati negli anni scorsi sembra dunque ritorcersi contro chi ha sabotato il percorso della Camera di Commercio dell’Emilia, ma Parma potrebbe tentare la strada dei ricorsi.
Reggio Emilia Parma Piacenza accordo Camera di Commercio