REGGIO EMILIA – Dieci anni fa a Reggio Emilia nascevano più di 5 mila bambini, nel 2020 il numero dei parti è stato di poco superiore ai 3 mila: un calo del 30% che conferma come la denatalità sia una emergenza che investe anche la nostra provincia, oltretutto in misura maggiore rispetto ad altri territori. Negli anni del boom economico in Italia si sono contate un milione di nascite, nel 2020 sono state 400 mila. E si stima un calo ancora più significativo nel 2021.
“Mai nel nostro paese, il più vecchio d’Europa, si erano raggiunti questi livelli” dicono i professionisti dell’ambito materno infantile lanciando l’allarme e invocando subito misure di sostegno alla maternità e alla genitorialità, perchè la situazione – viene sottolineato -, presto non sarà più sostenibile neanche dal punto di vista sociale ed economico.
Nel 2020 in provincia di Reggio sono nati 3.200 bambini, 500 in meno rispetto al 2019: dati che riflettono un vero e proprio calo della popolazione fertile mentre le conseguenze della pandemia si dovranno ancora far sentire seriamente. Il Covid ha poi costretto a riorganizzare il settore in modo rilevante. Il bisogno di anestesisti e la necessità di creare gli ospedali Covid, nelle fasi più acute dell’emergenza, ha comportato la chiusura dei punti nascita e la centralizzazione al Santa Maria Nuova, dove i parti sono stati 2.700, rispetto ai 2.200 dell’anno precedente. Un aumento al quale i professionisti hanno risposto in modo forte e riuscendo a migliorare la qualità dell’assistenza: si è ridotta la nati-mortalità così come il tasso di sofferenza fetale. Il numero dei parti cesarei è sceso dal 20% del 2019 al 17% del 2020.
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