REGGIO EMILIA – “Eventi e temperature a cui non eravamo abituati, ma ormai sono all’ordine del giorno, se riusciamo a raggiungere l’acqua come nelle zone del Po tutto sommato si riescono a lenire gli effetti del caldo, in Val d’Enza, dove non c’è acqua, sono a rischio ad esempio i prati stabili”. E’ chiaro il messaggio di allarme di Antenore Cervi, presidente di Cia.
I prati stabili, fondamentali per la produzione del Parmigiano Reggiano, hanno appena ottenuto l’iscrizione al Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico e ora sono in ginocchio a causa del caldo e della siccità prolungata. Con loro anche le colture. “Gli ortaggi, come i pomodori, che sono arrivati a maturazione troppo presto, e poi il mais che se non irrigato sviluppa delle microtossine e non è più adatto all’alimentazione animale, con conseguenze sul prezzo”.
Il caldo mette a dura prova gli animali negli allevamenti. “Anche se le stalle – spiega il presidente della Cia reggiana – non sono più quelle di una volta”. “Non dico che sono una sorta di Spa ma quasi, anche se con 40 gradi soffrono anche gli animali e la produzione potrebbe essere in calo”.
A tutto questo si aggiungono i danni che l’agricoltura reggiana ha subito a causa della grandinata che ha colpito lo scorso luglio la zona del Po. “Per la fascia che corre lungo tutto il fiume, per un raggio di alcuni chilometri, abbiamo colture soprattutto di cereali, soia, zucche e angurie, prodotti che rischiano di non arrivare a maturazione”.










