REGGIO EMILIA – “Come ti chiami? Franco, Daniele, Alessandro, Nicola, Luca, Roberto, Valentino e Mirco”. C’è chi sogna di essere Gianluigi Buffon, chi Raffaele Nuzzo oppure Simone Mazzocchi. Chi tifa la Juventus e chi invece si è comprato la maglia di Alessandro Spanò. C’è una Reggiana che non si allena a Cavazzoli e non è in Serie B. Ha però un allenatore, tanti portieri e la volontà di dare un messaggio importante oltre la rete. Sono i granata del campionato di “Quarta categoria”, nel quale presentano due squadre iscritte. Una di primo livello, costituita da persone con disabilità psichiatriche, una di secondo livello, formata da ragazzi con disabilità cognitivo relazionali. I granata vi partecipano dal 2017 e l’entusiasmo che emanano Franco, Daniele, Alessandro, Nicola, Luca, Roberto, Valentino e Mirco, regalano la stessa emozione di un gol di Mazzocchi o di una parata di Cerofolini. In un contesto sicuro e regolato da un protocollo.
“Questo protocollo consiste in un triage iniziale, fatto di misurazione della temperatura ogni volta che i ragazzi arrivano al campo – spiega il responsabile organizzativo Nicola Brunelli – Ogni 14 giorni presentano un’autocertificazione dove dichiarano che non hanno avuto sintomi nel periodo di riferimento e che non sono venuti a contatto con casi positivi. Inoltre noi teniamo il tracciamento di tutte le presenze qualora purtroppo dovesse verificarsi una positività”.
Due allenamenti a settimana, il lunedì e il giovedì, dalle 17 alle 19. Un progetto che vede la società granata protagonista insieme al Consorzio Oscar Romero e al Comune, con il progetto “Reggio Emilia Senza Barriere”.
“Lo sport è un momento riabilitativo e di socialità – il commento dell’assessora comunale alle pari opportunità Annalisa Rabitti – Ha tutta una serie di effetti positivi sulle persone e, in un momento come questo, è ancora più importante. Questo è un servizio che resiste, che ce la fa nonostante ciò che è accaduto. Avendo la fortuna di essere all’aperto, questi ragazzi non hanno mai smesso di fare sport”.
La speranza è che il numero dei ragazzi aderenti continui a crescere.
“Vorremmo che il campo fosse pieno – chiosa l’allenatore Antonio Palladino – Vi aspettiamo numerosi. La porta del campo è aperta a tutti. Non vedo l’ora di allenarvi il più possibile”.
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