REGGIO EMILIA – Il protagonista sul manto verde fu il divin codino Roberto Baggio. La Juventus vinse 2-1, non bastò il gol del granata Padovano. Ma per Reggio fu comunque una festa: l’inaugurazione del nuovo tempio del calcio, il primo impianto calcistico italiano di proprietà di un club sportivo. Il vecchio Mirabello non era più idoneo, né strutturalmente né logisticamente, ad ospitare una Reggiana che si era confermata in Serie A e che aveva in Dal Cin un manager che guardava lontano. Uno stadio da vivere 24 ore al giorno, con centro commerciale, cinema, palestre. Con questa idea iniziarono i lavori il 5 agosto del 94 per terminare 8 mesi dopo.
Lo stadio costò circa 25 miliardi di lire dell’epoca; di questi 8 miliardi arrivarono tramite una formula mai adottata in precedenza, ovvero il finanziamento popolare da parte di 1.026 tifosi granata che sottoscrissero altrettanti abbonamenti pluriennali. L’azienda Giglio acquistò i diritti di denominazione dell’impianto, che divenne per tutti Stadio Giglio. Ma il sogno di Dal Cin non si completò altrettanto velocemente. Lo stadio, che doveva essere fonte di guadagno per la Reggiana, in realtà ne divenne un pesante fardello. Arrivarono prima la retrocessione e dopo anni difficili il fallimento della Reggiana di Foglia. Lo stadio passò per anni al tribunale fallimentare di Reggio Emilia per poi essere rilevato nel 2013 dalla Mapei, proprietaria del Sassuolo, che l’acquistò all’asta per 3 milioni e 750mila euro, riportandolo al passo con i tempi. Ma da quel momento lo stadio, da casa dei reggiani è diventato il pomo della discordia, con i tifosi granata che si sentono defraudati dalla grande multinazionale.
Reggio Emilia calcio Reggiana Stadio Sassuolo mapei stadium 30 anni stadio Città del Tricolore stadio Giglio