REGGIO EMILIA – Lo scorso 22 gennaio 13 giovanissimi hanno prima bloccato la porta d’ingresso di un piccolo supermercato cittadino, rubando parte della merce esposta, poi sono saliti su un autobus Seta obbligando l’autista a fermarsi e a interrompere il servizio. Il tutto è stato filmato dagli stessi ragazzini e, successivamente, postato sui loro profili Tik Tok. Proprio grazie a quel filmato, sono stati identificati e denunciati.
Questo è solo uno dei numerosi fatti di cronaca che testimonia come i social network non vengano più utilizzati solamente per connettere le persone, ma sempre più stiano diventando uno strumento per commettere reati come il bullismo e per rendere virali le azioni criminali compiute dalle baby gang. Per sensibilizzare i giovani su questi temi, la polizia di Stato ha aderito alla campagna educativa “una vita da social”, posizionando in piazza Martiri un grande camion e alcune postazioni dove si sono svolte attività divulgative e di prevenzione.
“Con questo incontro cerchiamo di avvicinare i ragazzi a quello che è il mondo della polizia – ha detto il questore Giuseppe Ferrari – e per cercar di far comprendere loro quelle che sono le regole principali che devono essere rispettate in settori molto delicati quale, ad esempio, quello dell’utilizzo della rete. Uno strumento per contrastare tutto ciò è monitorare il web e, qualora emergessero dei fatti penalmente rilevanti, perseguire chi pone in essere questi comportamenti illegali. Anche a Reggio Emilia il problema esiste, però lo stiamo affrontando in forma corale attraverso il coinvolgimento di tutte le istituzioni che possono contribuire alla sua risoluzione”.
Presente all’iniziativa anche il sindaco Luca Vecchi: “I social hanno in sé elementi di pericolo, in particolar modo anche attraverso l’uso inconsapevole da parte dei ragazzi più giovani. Esiste il bisogno di repressione in talune situazioni, ma esiste anche la necessità costante di investire sulla formazione”.
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