BRESCELLO (Reggio Emilia) – L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna che vede come indagati per concorso esterno in associazione mafiosa gli ex sindaci di Brescello Giuseppe Vezzani e Marcello Coffrini è tuttora nella fase, detta tecnicamente, del “415bis”: l’articolo del codice di procedura penale che regola quel periodo in cui l’indagato – una volta ricevuto l’avviso di fine indagini – ha facoltà di depositare memorie o di chiedere di essere ascoltato.
Così, a quanto ci risulta, ha fatto Vezzani: ha chiesto di essere ascoltato dagli inquirenti della Dda ed è in attesa di una convocazione. Questa fase terminerà o con la richiesta di archiviazione o con la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati, e sarà il gip a decidere. Il sostituto procuratore Beatrice Ronchi e il procuratore capo Giuseppe Amato hanno preso le mosse dalla relazione prefettizia che all’inizio del 2016 portò allo scioglimento del Comune, relazione da cui scaturì l’apertura di otto fascicoli d’indagine su altrettanti singoli episodi, tutti poi archiviati dal tribunale di Reggio.
Giuseppe Vezzani è stato sindaco due volte, dal 2004 al 2014. Durante il suo secondo mandato, l’assessore all’urbanistica era Marcello Coffrini, poi eletto primo cittadino e rimasto in carica fino alle dimissioni, presentate poco prima dello scioglimento del Comune. Dodici anni durante i quali, secondo le conclusioni cui è pervenuta la Dda, “in sinergia tra loro, nell’ambito di una continuità politica, ben informati che sul territorio di Brescello era operante una struttura autonoma di ‘ndrangheta derivante dalla cosca Grande Aracri, contribuivano, pur senza farne realmente parte, al rafforzamento e alla realizzazione degli scopi del sodalizio ‘ndranghetistico. Il tutto per garantirsi nel tempo l’appoggio del bacino di elettori controllati dal sodalizio”.
Nell’ordinanza si parla di permessi di costruzione rilasciati in assenza della necessaria documentazione, di lavori affidati in modo illegittimo, di abusi edilizi tollerati, di alloggi di edilizia residenziale assegnati a parenti degli esponenti della cosca senza che ne avessero alcun diritto. Tutte ipotesi alle quali Coffrini e Vezzani si dichiarano completamente estranei.
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