REGGIO EMILIA – Si trova in un’altra regione, lontana dall’Emilia-Romagna, in un luogo protetto, la donna pakistana vittima di maltrattamenti ad opera del marito e connazionale 42enne. Maltrammenti che avvenivano anche di fronte ai tre figli della coppia, che ora sono insieme alla madre.
La famiglia, che si era stabilita in città da diversi anni, era solita rientrare nel Paese di origine per lunghi periodi. Ed è durante uno di questi periodi che la donna ha lanciato l’allarme a Reggio. Lo scorso 23 agosto riesce a telefonare in Comune: le risponde il centralino dell’ufficio Anagrafe a cui riferisce di essere vittima di violenze da parte del marito, che ha requisito il suo passaporto e i documenti dei figli, impedendo loro di fare ritorno in Italia. L’Ente informa subito la Questura che avvia le indagini. Poco dopo, il 15 settembre, la donna invia una mail a una vecchia insegnante di uno dei figli ribadendo delle violenze subite ad opera del coniuge, sia quando era in Italia sia in Pakistan: strangolamenti, soffocamenti, pestaggi brutali, minacce di morte.
A salvare la donna è stato l’intervento delle autorità italiane attraverso la nostra ambasciata a Islamabad, che ha consentito l’attivazione di un protocollo di cooperazione e protezione internazionale, facendo in modo che alla vittima di maltrattamenti e ai figli venissero messi a disposizioni i documenti validi per l’espatrio.
Il marito, messosi sulle tracce dei famigliari, una volta atterrato in Italia, venerdì all’aeroporto di Bergamo, è stato raggiunto dal provvedimento cautelare del divieto di avvicinamento e comunicazione con consorte e figli. Al 42enne, che si trova a Reggio, è stato applicato inoltre il braccialetto elettronico.
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