REGGIO EMILIA – “Una squadra che deve salvarsi in serie B deve giocare senza paura, deve essere se stessa”. La paura è una condizione che Lamberto Boranga non conosce, men che meno la paura di essere se stessi, e implicitamente augura alla “sua” Reggiana di fare come lui: imporsi con la propria personalità. Dopo il Covid e anche con i tanti infortuni e con le amarezze per gli errori arbitrali. “Adesso i granata hanno tutto per essere una squadra di serie B”.
Estremo difensore a Reggio Emilia dal ’67 al ’69 e di nuovo dal ’70 al ’73, Boranga è ancora nel cuore di tutti. Per i voli tra i pali, per le uscite coraggiose, e per quegli episodi che l’hanno trasformato in una leggenda. Dal caffè che si faceva portare in campo a partita in corso perché “soffrivo e soffro di pressione bassa – ha raccontato a To B Reggiana – Chiamavo il raccattapalle, aspettavo che non fossero troppo vicini alla porta e lo bevevo”.
Fu protagonista di alcuni, mitici, episodi come l’espulsione di Chinaglia al Mirabello nel novembre del ’71: “Alzò la gamba, io gli dissi qualcosa che non ricordo…”. Gli si apre un sorriso grande così sulla faccia nel ricordare il Dante
Crippa Show e l’ex compagno di squadra scomparso qualche giorno fa e spera che, alla prima occasione in casa, la Reggiana giochi col lutto al braccio: “George Best, che giocò dopo, sembrava volesse imitare Dante”.
Quasi 79 anni, campione di salto in alto, ha giocato fino a 10 anni fa ed è pure scrittore. Una forza della natura. Non saprebbe chi tifare in un eventuale derby in B tra Reggiana e Parma perché a Parma deve tanto, ha detto: lì si è laureato in Biologia e in Medicina, ma Reggio è Reggio: “La Reggiana mi ha permesso di tornare in serie A”.
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