REGGIO EMILIA – La giornata internazionale della donna è stata anche un’occasione per ricordare a tutti che il divario di genere, soprattutto in ambito lavorativo, è ancora un problema attuale. Ne hanno parlato l’assessore Annalisa Rabitti e la consigliera provinciale Francesca Bonomo durante la presentazione delle iniziative di “365 giorni donna”.
“Viviamo in una società che non permette alle donne di essere sullo stesso livello degli uomini”. Con queste parole l’assessore alle Pari opportunità, Rabitti, ha presentato in Comune le iniziative dedicate alle donne in programma fino al mese di aprile. Perché del femminile si dovrebbe parlare tutti i giorni, senza limitarci alla ricorrenza dell’8 marzo. “Continuare a lottare per la parità dei sessi – ha aggiunto la Rabitti – per fare in modo che la città sia sempre più inclusiva nei confronti delle donne. Purtroppo, ancora oggi c’è ancora tanta strada da fare”. Attraverso il programma “365 giorni donna”, l’amministrazione vuole sensibilizzare i cittadini sui temi legati al femminile: dalla parità di genere, al sessismo e alla violenza di genere.
“Uno degli strumenti nelle mani delle donne per potersi veramente emancipare è certamente il lavoro – ha detto la Bonomo – quindi la spinta più grande che dobbiamo continuare a portare avanti è proprio quella di favorire un’occupazione femminile”. Nel 2021, ad esempio, con la legge 162 è stata introdotta la cosiddetta “certificazione di genere”, un importante strumento di gestione all’interno delle imprese, con l’obiettivo di garantire condizioni di parità tra uomini e donne. La certificazione è volontaria e offre delle agevolazioni economiche, quindi dei finanziamenti, soprattutto per le piccole e medie imprese. Nonostante questo, sul territorio reggiano è stata registrata soltanto una certificazione, della cooperativa sociale Co’ d’Enza. Il problema, secondo la consigliera Bonomo, è la visione di questi strumenti come mera opportunità economica e non come un mezzo per cambiare la cultura e la società: “Deve essere uno strumento culturale, non che viene imposto. Dobbiamo sentirci noi di farlo come opportunità”.
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