REGGIO EMILIA – Il braccio di ferro sul progetto di realizzare a Gavassa un impianto di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti, con successiva raffinazione del biogas in biometano, è in corso da vari mesi. Da un lato un agguerrito coordinamento di comitati di cittadini contrari, che il 24 gennaio scorso ha fatto ricorso al Tar, dall’altro Iren, candidata a costruire e gestire l’impianto, la regione Emilia Romagna, i Comuni di Reggio, Correggio e San Martino in Rio, la Provincia, l’Arpae, agenzia regionale per l’ambiente e l’energia, che hanno concesso le necessarie autorizzazioni.
Il ricorso è stato discusso davanti al Tar di Parma, dopo che il 22 aprile scorso era stata accolta un’istanza cautelare di sospensione del procedimento. L’udienza di merito si è svolta per via telematica, con interventi dei vari avvocati collegati da remoto. Una decina di minuti a testa, il tutto si è concluso in poco più di un’ora. Ma le argomentazioni sono oggetto di memorie scritte ben più corpose, che ora i giudici dovranno esaminare per pronunciare la loro sentenza, prevista non prima di qualche settimana.
I comitati, già promotori di manifestazioni e fiaccolate, hanno presentato 10 motivi di ricorso, che puntano su presunti difetti nel procedimento di approvazione, sui danni da consumo di suolo e da emissioni, sulla asserita bassa qualità del prodotto finale dello smaltimento. Iren Ambiente difende la validità tecnica ed ecologica dell’impianto, sostenendo che consente il riutilizzo della frazione organica dei rifiuti e degli sfalci vegetali, oltre alla produzione di un carburante come il biometano. In ballo un investimento da 54 milioni di euro.
Reggio Emilia Parma Iren sentenza Tar ricorso Gavassa biogas










