REGGIO EMILIA – E’ stata la legge 173 ad ampliare la legge 184 che disciplina l’affido, risalente al 1983. Le modifiche apportate sono del 2015, dunque ben più recenti e prevedono la continuità delle positive relazioni socio-affettive che si sono consolidate durante l’affidamento. Un passaggio dunque morbido tra la famiglia affidataria e quella adottiva nell’unico interesse del bambino. Una legge a lungo attesa e per la quale si è lavorato anni come ci spiega la presidente nazionale di Ufai, Unione Famiglie adottive Italiane, Elena Cianflone: “Quando un minore diventa adottabile, deve essere ascoltata la famiglia affidataria perché un bambino non è un pacco che si può prendere e spostare a piacimento. Il suo vissuto e i suoi legami sono importantissimi. Deve essere un passaggio morbido, con un progetto, nel quale la famiglia adottiva adotta in un certo senso anche quella affidataria”.
Chiediamo alla presidente una riflessione sul caso, che ben conosce e che abbiamo raccontato nei nostri precedenti servizi, del bimbo affidato dalla nascita e fino all’età di due anni ad una famiglia residente a Reggio e poi passato ad un’altra coppia per l’inizio dell’iter adottivo, senza aver mantenuto alcun legame con il nucleo famigliare affidatario al quale si era però profondamente legato. “Quello che trovo non accettabile in questa storia, è che non si sia tenuto conto delle regole: la famiglia doveva essere sentita, in realtà è stata sentita dopo l’allontanamento del bambino, lo strappo era già stato fatto, creato perché non si è tenuto conto dell’importanza della relazione affettiva”.
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