REGGIO EMILIA – “L’agricoltura reggiana ha complessivamente retto dinnanzi alle pericolose turbolenze grazie alla efficace valorizzazione delle principali produzioni e spicca positivamente rispetto alla situazione nazionale del settore”. Parole di Antenore Cervi, presidente Cia Reggio e vicepresidente Cia Emilia Romagna, che traccia il bilancio di un 2021 caratterizzato finalmente da tante luci ma dove non mancano alcune ombre. L’annata conferma poi l’exploit della vendita diretta, dei mercati contadini e soprattutto dell’e-commerce che sta portando grandi soddisfazioni agli imprenditori agricoli.
“Il Parmigiano Reggiano ha superato indenne la pandemia e, anzi, ha affrontato le difficoltà con una ulteriore valorizzazione – ha aggiunto Cervi – che ha permesso di trovare un equilibrio tra aumento produttivo, incremento dei costi e soddisfazione del consumatore. In tal senso, basti pensare che il mercato ha confermato l’importante crescita 2020 di export (+10,7%) e vendite in Italia (+7,9%)”.
“Il comparto della viticoltura è stato trainato dal Lambrusco (produzione in lieve flessione) e dall’Ancellotta (produzione in deciso aumento) – ha spiegato Cervi – Le gelate primaverili hanno colpito alcune aree ristrette, ma non hanno fortunatamente inciso sul totale. Quotazioni e bilanci delle Cantine sono complessivamente molto soddisfacenti.
Quanto ai cereali, “quest’anno le quotazioni sono schizzate a livelli che non vedevamo da tantissimo tempo. Da un punto di vista della remunerazione e delle produzioni, per le imprese agricole è stato un anno molto positivo. I numeri sono eccezionali ma portano numerosi interrogativi, in primis l’aumento dei prezzi dei concimi che apre pesanti interrogativi sulla prossima annata”.
Sulla suinicoltura, “purtroppo, è stato ancora una volta mancato l’obiettivo di una dinamica virtuosa della commercializzazione. Dopo un inizio 2021 che pareva essere promettente, ora le quotazioni sono molto basse e i margini per gli allevatori sono praticamente inesistenti. E questo anche a causa del mercato mondiale delle carni, fortemente condizionato dalla Cina che è pure la principale causa degli aumenti delle materie prime. L’Italia è inondata dalle produzioni spagnole e olandesi a prezzi stracciati che mettono in grave difficoltà le nostre produzioni Dop. Un numero fotografa perfettamente la situazione: nella nostra provincia vengono allevati 230mila suini, meno di un terzo rispetto agli anni ’80”.
Per la frutticoltura, invece, “è stato un anno terribile per le gelate che sono arrivate ad azzerare alcune produzioni. Quel poco che si è salvato dalle ondate di freddo tardivo e grandinate, è stato aggredito dalle malattie fungine e dalla cimice asiatica. Come Cia abbiamo recentemente incontrato il ministro Patuanelli: è stata avanzata la decisa richiesta di fondi adeguati in Finanziaria per aiutare il settore a reggere. Siamo dinnanzi al rischio che tantissime imprese chiudano, che le coltivazioni vengano dismesse. E questo non ce lo possiamo permettere”.
Infine, per quanto concerne il miele, “la produzione è precipitata. Pesanti diminuzioni riguardano tutte le tipologie di miele prodotto sul nostro territorio. Abbiamo la perdita totale del raccolto primaverile dell’acacia, assenti anche la produzione del tiglio e in calo di oltre il 70% quella del millefiori di erba medica, cali del 30% per il castagno. A incidere sono stati innanzitutto gli effetti dei cambiamenti climatici. Le imprese agricole più strutturate sono in ginocchio, tante altre stanno seriamente pensando di chiudere senza adeguati sostegni economici”.