REGGIO EMILIA – Più manutenzione del verde e pulizie, meno lavorazioni per l’industria e accoglienza dei richiedenti asilo: il 2020 è stato un anno complicato anche per L’Ovile, ma la cooperativa sociale di Largo Gerra ha retto il colpo. L’emergenza sanitaria si è fatta sentire: il fatturato è sceso dai 15,3 milioni del 2019 a 13,8. Un 10% in meno di ricavi dovuto soprattutto al calo delle attività di assemblaggio svolte per il settore manifatturiero e alla riduzione dei servizi educativi rivolti alle scuole. In più ci sono state attività, come l’edicola del Santa Maria Nuova, che sono rimaste aperte ma hanno subito giocoforza una drastica riduzione della clientela.
I cali di questi segmenti di attività sono stati in parte compensati dal buon andamento di altri: i servizi ambientali e di manutenzione del verde, che coinvolgono il 32% degli addetti, e il comparto delle pulizie, dove è impiegato il 23% dei dipendenti.
A conti fatti la cooperativa presieduta da Valerio Maramotti è riuscita a mantenere i livelli occupazionali: i dipendenti sono 360, si cui 173 persone fragili e svantaggiate. L’Ovile è perfino riuscito a conseguire un utile di 227mila euro, analogo a quello del 2019: 150mila euro sono andati sotto forma di ristorno ai soci, che ne hanno però destinati 100mila a capitale sociale.
Tende invece a diminuire progressivamente il personale che si occupa di richiedenti asilo, di salute mentale e di accoglienza femminile: è il 15% del totale.
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