REGGIO EMILIA – Il Comune di Reggio chiuderà il bilancio consuntivo del 2020 ad aprile, e lo chiuderà in sostanziale equilibrio. L’ipotesi di un disavanzo da oltre 10 milioni ventilata la scorsa estate è stata scongiurata da due fattori principali: l’iniezione di trasferimenti statali da più di 12 milioni, ulteriori rispetto ai circa 30 milioni che arrivano ogni anno, e la possibilità concessa e a cui il Comune capolouogo ha immediatamente aderito di rinegoziare i propri debiti in particolare con la Cassa depositi e prestiti, con la conseguenza di rate dei mutui alleggerite.
“Abbiamo messo i conti in ordine senza tagliare i servizi, grazie anche ai trasferimenti statali – ha sottolineato il sindaco Luca Vecchi -, è stato un anno molto duro. L’incognita riguarda quest’anno. Serve una legge di stabilità che metta i comuni nelle condizioni di essere al fianco delle loro comunità, abbiamo un’opportunità storica col recovery fund”.
L’incognita è esattamente questa: il 2021. Perchè il rischio default non è scomparso, è posticipato. Per Reggio come per gli altri enti locali alle prese con le conseguenze della pandemia la cui onda sarà ancora lunga. Finora il Comune ha investito 19 milioni in aiuti resisi necessari per il Covid: dalle rette degli asili alle esenzioni, dal sostegno alle attività sportive a quello per le povertà, e solo 14,5 di questi milioni sono stati ripianati, anche in questo caso, da trasferimenti statali e regionali. Per il resto, oltre ai mutui più leggeri, c’è stato un riorientamento di risorse proprie dell’ente locale.
L’approvazione del consuntivo 2020 è prevista ad aprile, mentre a marzo verrà approvato il previsionale 2021. L’assessore con delega al Bilancio e vicesindaco, Daniele Marchi, garantisce che “Per ora anche quest’anno non prevediamo di tagliare alcun servizio: chiaro che il livello di incertezza c’è per la mancata garanzia dell’arrivo dei fondi che hanno allontanato il rischio default quest’anno”.
Conti in ordine anche per quasi tutte le partecipate. In sofferenza la Asp, ed è comprensibile capirne i motivi, visto che è l’azienda che gestisce i centri diurni e le Cra: nel 2020 ci sono stati mancati introiti dalla diminuzione dei contribuiti degli utenti per 2 milioni e 500mila euro.
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