REGGIOLO (Reggio Emilia) – Risale al 13 marzo 2019 la quotazione in Borsa di Comer. E’ trascorso quasi un anno e mezzo e nonostante il tornado del Covid il titolo del gruppo ha retto bene, perdendo soli pochi punti percentuali e conservando una capitalizzazione di 200 milioni di euro.
Più che dell’appetibilità del titolo, penalizzata dal fatto che l’azionista di controllo detiene il 71% delle azioni, il merito è dell’andamento dei conti. Rispetto al 2016 i ricavi sono aumentati del 33%, superando i 400 milioni di euro. Nello stesso lasso di tempo i profitti sono triplicati, passando da 6 a 18 milioni di euro.
Nonostante l’ottimo stato di salute aziendale, la compagine societaria resta agitata. All’assemblea degli azionisti del 22 aprile scorso i soci di minoranza si sono astenuti sia sul bilancio, sia sulla nomina del nuovo collegio sindacale. Il loro rappresentante in assemblea, il presidente di Unindustria Fabio Storchi, non si è limitato a questo ma ha chiesto la parola per criticare il piano di incentivazione a favore del presidente e amministratore delegato, il nipote Matteo Storchi. In sostanza, il piano prevede che, in caso di raggiungimento di determinati obiettivi di fatturato e di redditività operativa, il manager riceva fino a 900mila azioni Comer. Se Matteo Storchi vorrà, potrà avere un quarto del controvalore delle azioni in contanti.
Alle obiezioni del presidente di Unindustria ha ribattuto, su richiesta di Matteo Storchi, il consigliere Luca Gaiani che ha difeso il piano, sottolineando che le azioni per l’amministratore delegato sono state messe a disposizione dall’azionista di maggioranza. Ai valori attuali di Borsa, il pacchetto di azioni che sarà assegnato a Matteo Storchi vale 9 milioni di euro.
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