REGGIO EMILIA – Sono molto positivi i risultati di bilancio di alcune fra le principali aziende metalmeccaniche della nostra provincia. L’anno scorso le esportazioni dell’industria manifatturiera reggiana hanno sfiorato i 14 miliardi di euro, con un balzo di oltre 2 miliardi rispetto al 2021. La guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia, l’inflazione e l’aumento del costo del denaro: nulla sembra in grado di fermare la corsa dell’export di casa nostra.
La competitività delle aziende reggiane resta altissima. Dietro questi risultati, però, c’è soprattutto il settore metalmeccanico. Semplicemente impressionanti sono ad esempio i conti diffusi nei giorni scorsi da Interpump. Il gruppo guidato da Fulvio Montipò non solo ha superato ampiamente i 2 miliardi di vendite, con un balzo di quasi il 30%, ma ha registrato profitti netti per 270 milioni di euro, dopo i 198 milioni di utile del 2021. Cifre da capogiro, che fanno impallidire gli ottimi risultati di altre aziende. Come quelli di Ama, gruppo della meccanica agricola con sede a San Martino in Rio e 1.650 dipendenti, che nel 2022 ha aumentato le vendite del 24% raggiungendo i 289 milioni di fatturato.
Nello stesso settore sono positivi, ma stabili, i conti di Emak: il gruppo di Bagnolo ha superato i 600 milioni di ricavi, segnando un utile netto di 31 milioni di euro. A Reggiolo, invece, Comer Industries è emerso in questi anni come il secondo gruppo della meccanica nella nostra provincia, anche grazie al salto dimensionale fatto in seguito all’acquisizione della tedesca Walterscheid. Con una crescita del 18%, le vendite hanno superato quota 1,2 miliardi di euro mentre i profitti netti sono balzati da 50 a 90 milioni.
Numeri assai positivi, quelli del settore meccanico, che d’altra parte sono forse destinati a rinfocolare le critiche mosse l’anno scorso dalla Fiom sull’andamento divergente di utili aziendali e salari. Proprio la Fiom, però, in queste ore ha commentato con soddisfazione il rinnovo dei contratti aziendali in 43 aziende che occupano 9mila lavoratori.
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