BIBBIANO (Reggio Emilia) – Non fu omicidio volontario quello commesso da Riccardo Stefani che il 7 giugno 2024 a Bibbiano uccise, accoltellandolo, Ilirjan Minaj, di 61 anni. Il delitto si consumò all’interno di un condominio, sul pianerottolo dell’appartamento abitato dal 41enne Stefani.
Questa mattina in Tribunale è giunto a sentenza, con rito abbreviato, il processo di primo grado sulla vicenda. L’imputato, che era presente in aula, è stato condannato a quattro anni, cinque mesi e dieci giorni.
Non fu un omicidio volontario quello commesso da Riccardo Stefani, il 42enne che in un condominio, a Bibbiano, uccise, accoltellandolo, Ilirjan Minaj, muratore di 61 anni. Teatro del fatto di sangue fu il pianerottolo dell’appartamento abitato dall’omicida assieme alla madre in via Fratelli Corradini.
Il delitto avvenne all’apice di un litigio. Minaj si presentò addirato all’ingresso dell’abitazione di Stefani dopo che questi gli aveva scagliato un oggetto dalla finestra. La vittima, sul pianerottolo, fu ferita al labbro dalla lama di un coltello. Come risposta diede un calcio all’uscio di casa del 42enne che nel frattempo si era riparato in casa. Attraverso lo squarcio arrecato alla porta, l’artigiano fu raggiunto al torace dalla fatale coltellata.
Quattro anni, cinque mesi e dieci giorni. E’ questa la condanna stabilita in primo grado, tramite rito abbreviato. Una pena mite rispetto alla richiesta della procura che era stata di 16 anni per omicidio volontario. Il reato è stato però riqualificato dal giudice in omicidio preterintenzionale
“Sicuramente non omicidio doloso quindi non volontario. Valuteremo di fare appello perché per noi continua a sussistere una legittima difesa che non è stata riconosciuta. Stefani ha utilizzato il coltello per spaventare, per fare allontanare l’aggressore”, commenta Stefano Germini avvocato di Riccardo Stefani.
Soddisfatto l’avvocato dei famigliari della vittima ai quali è stata riconosciuta una provvisionale di 10mila euro e il risarcimento in sede civile: “Sono state riconosciute e accolte tutte le nostre richieste, in toto quelle risarcitorie. In particolare risulta accolta la nostra tesi difensiva cioè l’inesistenza di una legittima difesa”, sottolinea Nino Ruffini, avvocato dei familiari della vittima.
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