REGGIO EMILIA – “Ricordo l’esame di una bambina abusata in ipotesi di accusa, che faticosamente raccontava quello che le era successo. A un certo punto mi è salita in braccio e mi ha parlato nell’orecchio”.
Ci sono anche storie di questo tipo nelle aule dei tribunali, che lasciano un segno in chi le ascolta. Cristina Beretti è in magistratura dal 1991, è la presidente del palazzo di giustizia reggiano ufficialmente dal 2018: il suo compito è quello di fare funzionare la macchina della giustizia. Reggio Emilia oggi è al 12° posto in Italia per la durata dei processi civili, in media meno di 200 giorni; nel penale, i tempi sono più lunghi e superano anche i 600 giorni. “Cosa serve per una giustizia più efficiente? Sicuramente il personale, magistrati e personale di cancelleria – ha detto ospite a Decoder – Quando, dal 2021, il ministero ha assunto i funzionari addetti agli uffici per il processo nell’ambito del Pnrr a Reggio Emilia sono arrivati 40 ragazzi laureati in giurisprudenza, o comunque in discipline giuridiche. Questi ragazzi affiancano il giudice nella preparazione dell’udienza e si rapportano con la cancelleria. La loro presenza ha consentito di mandare avanti le cose rapidamente”.
Ci sono, poi, i casi che risentono una enorme eco mediatica, che condiziona l’opinione pubblica. “Il nostro codice ci dice che puoi condannare una persona solo se la sua colpevolezza è provata al di là di ogni ragionevole dubbio, non è una formula di stile. Questo significa che se c’è una ipotesi alternativa che ha una sua dignità, perché si fonda su dati che sono emersi nel corso del processo, se queste due ipotesi hanno pari dignità, io non posso condannare perché vorrebbe dire che anziché essere obiettiva e oggettiva sono schiava delle mie convinzioni”.
In questi anni Beretti ha fatto parte del collegio giudicante del processo Aemilia ed è stata anche presidente della Corte d’Assise nel processo di primo grado per l’omicidio di Saman Abbas. Il prossimo anno terminerà il suo incarico come presidente: “Non è detto che io resti a Reggio Emilia a fare il giudice, fra un po’ poi arriva anche la pensione. Vediamo…”.
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