REGGIO EMILIA – Entrambi i capannoni erano di proprietà di Francesco Grande Aracri, fratello del boss dell’ndrangheta Nicolino e già condannato nel processo Edilpiovra per associazione a delinquere di stampo mafioso. Entrambi in strada Breda Vignazzi a Brescello, il primo era stato sequestrato nel 2013 in un’operazione della Dia ed era in uso al figlio Paolo, arrestato poi nel 2019, li avevano la sede la Euro Grande Costruzioni e la Marmi Nu.sa srl. Il secondo capannone era invece in uso ad Alfonso Diletto, condannato nel processo Aemilia: era la sede della Bg Immobiliare ed è stato sequestrato nel 2015. Questi due capannoni, che ora sono diventati uno, saranno la sede della protezione civile di Brescello e verranno restituiti alla comunità. Proprio lì nei giorni scorsi l’associazione Libera ha portato un gruppo di ragazzi reggiani nell’ambito del progetto “Raccontati bene. Viaggio tra i beni confiscati di Aemilia”.
“In queste settimane stiamo completando una mappatura dei beni confiscati nell’ambito del Processo Aemilia e un percorso di formazione sulla mafia in Emilia e sui beni confiscati, destinato a gruppi di giovani del territorio”, sottolinea Giovanni Mattia, referente di Libera a Reggio.
Tra i partner il “Laboratorio Avanzato di Cittadinanza”, una realtà che coinvolge e forma studentesse e studenti delle scuole superiori di Reggio, che hanno partecipato ai tre laboratori organizzati a Brescello: sul processo Aemilia, sui beni confiscati e appunto sulla storia di questi capannoni che, dopo la confisca, sono stati assegnati in via temporanea al Comune di Brescello e destinati alla Protezione civile. Il valore delle strutture supera i 700mila euro.
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