MONTECCHIO (Reggio Emilia) – Restituire a Montecchio una parte dei beni confiscati alla famiglia Vertinelli: è questo l’obiettivo dell’iniziativa dell’amministrazione comunale, che punta a trasformare il complesso dell’ex ristorante Millefiori nella casa delle associazioni del volontariato.
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Il 21 gennaio di 5 anni fa Montecchio scoprì che i Vertinelli – imprenditori nel settore dell’edilizia e della ristorazione che già nel 2010 erano stati colpiti da un’interdittiva antimafia della Prefettura – avevano accumulato beni per decine di milioni di euro. Beni che la Guardia di Finanza, su ordine del Tribunale, cominciava a mettere sotto sequestro. Nel giugno di quello stesso anno Palmo Vertinelli e il fratello Giuseppe venivano arrestati nell’ambito dell’operazione Aemilia. Uno dei simboli della loro ascesa sociale era il ristorante Millefiori: un complesso immobiliare da 7mila metri quadrati alle porte di Montecchio costituito da un appartamento, un opificio, un magazzino, un negozio e appunto un ristorante con piscina. Poco dopo il sequestro, Libera organizzò una serata per rivendicare l’uso pubblico del complesso.

Il Millefiori è stato confiscato con la sentenza del processo Aemilia dell’ottobre 2018. Ora il Comune di Montecchio, con una lettera indirizzata all’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati alla mafia e all’amministratore giudiziale dei beni dei Vertinelli, ha chiesto di poter disporre dell’area. Per fare cosa? “Abbiamo chiesto che ci venga assegnata in via temporanea per dare una sede alle associazioni di volontariato del nostro comune, molto numerose, che non ce l’hanno”, spiega il sindaco Fausto Torelli.
L’iniziativa era stata illustrata già il 22 gennaio scorso alla Consulta della legalità. Ora a Montecchio attendono fiduciosi le valutazioni dell’Agenzia e dell’amministratore giudiziale, convinti che la comunità meriti questa forma di risarcimento. Chiediamo al sindaco Torelli se abbia avuto sentore che la famiglia Vertinelli possa tentare di rientrare in possesso del Millefiori: “No – risponde – non ci risulta in nessun modo”.
In primo grado Palmo e Giuseppe Vertinelli sono stati condannati a quasi 30 anni di carcere. La presenza della famiglia si avverte ancora in paese: “Personalmente e come Amministrazione non abbiamo motivo di avere contatti con la famiglia”, sottolinea il primo cittadino.
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