REGGIO EMILIA – Dal 2010, da quando la Prefettura di Reggio – prima con Antonella De Miro e poi con i suoi successori – ha cominciato a bersagliare con le interdittive antimafia le aziende in odore di ‘ndrangheta, i soggetti colpiti hanno tentato di parare il colpo. In una prima fase hanno intestato le aziende a famigliari che non avevano guai con la giusitzia, poi a prestanome estranei al nucleo famigliare. L’obiettivo era inizialmente quello di poter continuare a partecipare agli appalti e a gestire locali per i quali è richiesta la licenza.
A partire dal 2014, dopo il maxi-sequestro ai danni della famiglia Sarcone, gli stessi stratagemmi – intestazione fittizia, finte cessioni – sono stati usati per cercare di sottrarre almeno una parte del patrimonio alle misure di prevenzione disposte dai Tribunali.
Quando queste contromisure non funzionano, tuttavia, c’è chi ricorre alle maniere forti. Ne sa qualcosa Maria Domenica Costetti, commercialista di 56 anni con studio in città. Curatrice fallimentare della Reggiana e negli anni scorsi del gruppo Mariella Burani, la Costetti è amministratore giudiziario dei beni confiscati ad Antonio Silipo, condannato a 14 anni per associazione mafiosa nel processo Aemilia. Secondo il sostituto procuratore Beatrice Ronchi, Silipo dal carcere avrebbe incaricato i fratelli Giuseppe e Salvatore di impedire con tutti i mezzi la vendita all’asta della sua Mercedes e di altri beni di famiglia. E in due occasioni, il 17 marzo e il 27 aprile scorsi, Giuseppe Silipo si è presentato alle aste, per intimidire – secondo l’accusa – l’amministratore giudiziario, il funzionario dell’Istituto vendite giudiziarie e i potenziali acquirenti. La Mercedes di Silipo è infine stata venduta solo il 9 luglio scorso.
In giugno Rosario Di Legami, l’avvocato palermitano amministratore giudiziario di numerosi beni confiscati alla criminalità organizzata a Reggio, in Italia e all’estero, aveva rivelato a Decoder di avere ricevuto di recente nuove minacce, ancora più pesanti di quelle di cui era stato oggetto in passato.
Reggio Emilia metodo mafioso beni confiscati minacce Antonio Silipo turbativa d'asta












