BOLOGNA – Ci ha provato fino all’ultimo Paolo Bellini a convincere i giudici che lui con la strage di Bologna non c’entra niente. “Sono un assassino, un criminale, ma non uno stragista”, ha detto ieri mattina nelle sue dichiarazioni spontanee. Ma i giudici non gli hanno creduto e hanno confermato per lui la condanna all’ergastolo. Il processo d’appello, come già quello di primo grado, ha detto che l’ex terrorista di Avanguardia nazionale era in stazione a Bologna quel 2 agosto 1980 subito dopo l’esplosione. E la Procura di Bologna ha dimostrato che la strage fu eseguita dai terroristi neri Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini (condannato in secondo grado) e Bellini e fu organizzata e pagata dalla loggia massonica P2 di Licio Gelli.
Così commenta Paolo Bolognesi (presidente Associazione famigliari vittime della strage): “Credo che sia una chiave di lettura semplice, dopo 44 anni, che finalmente è arrivata, dopo i due appelli, quello Cavallini e quello sui mandanti. E’ stata premiata la costanza dell’associazione e dei nostri avvocati per arrivare alla verità”.
“Ringrazio il nostro pool di avvocati, l’avvocato dello Stato, quelle delle Ferrovie e soprattutto il pubblico ministero: è stato fatto un lavoro encomiabile”, aggiunge la vicepresidente Anna Pizzirani.
Per Paolo Bellini, oggi quasi 70enne, resta solo la strada del ricorso in Cassazione. Le indagini e i processi hanno portato alla luce i depistaggi condotti da apparati dello Stato e in particolare dall’ex capo dell’Ufficio Affari riservati Federico Umberto D’Amato. Qualche brandello di verità resta ancora nell’ombra. “Questa sentenza rende giustizia, è confermativa del quadro probatorio. Nuove verità sono emerse e su queste continueremo a lavorare come collegio di parte civile”, chiosa l’avvocato di parte civile Andrea Speranzoni.
appello sentenza ergastolo Paolo Bellini strage di BolognaStrage di Bologna: confermato l’ergastolo per Paolo Bellini. VIDEO