REGGIO EMILIA – Un accordo tra Comune, Ausl e Soprintendenza permetterà di valorizzare i resti dell’acquedotto di età romana rinvenuto nell’area in cui sorgerà il Mire, l’ospedale Materno infantile di Reggio Emilia.
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L’accordo stipulato servirà a garantire la conservazione, oltre che la valorizzazione e la fruizione di appositi spazi adiacenti al futuro Ospedale materno infantile dedicati a questo antica infrastruttura. Ci sarà la possibilità di vedere alcune parti esemplificative dell’acquedotto ritrovato, oltre a filmati, testi e ricostruzioni capaci di raccontare a grandi e piccoli quanto sia importante l’acqua, cosa ha permesso l’ingegneria romana antica e come è riuscita a realizzarlo, come veniva gestita la città e quali trasformazioni ha subito nel tempo.
“Quello che oggi presentiamo non è soltanto un ritrovamento archeologico di grandissima importanza, ma anche una opportunità per Reggio per valorizzare il Mire e per coinvolgere anche in prospettiva i nostri Musei Civici”, sottolinea il sindaco Luca Vecchi.
“Il Mire diventa un punto di congiunzione tra passato e futuro”, il pensiero della direttrice generale dell’Ausl Cristina Marchesi.
L’acquedotto principale individuato in occasione dei lavori per il Mire, è un’opera di tipo monumentale di 140 metri. Si tratta di una struttura voltata alta quasi 2 metri, composta da varie gettate contro terra di conglomerato di scaglie di pietra, frammenti di laterizi, malta e cocciopesto, con canale interno per lo scorrimento delle acque
Si può ipotizzare che l’acquedotto sia stato costruito in concomitanza con la piena urbanizzazione di Regium Lepidi, l’antica Reggio Emilia, quando la città, tra il I sec. a.C. e il I d.C., venne dotata di strade urbane lastricate, piazze, fontane pubbliche, terme ed edifici pubblici monumentali.
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