REGGIO EMILIA – La prima finale scudetto della storia della Pallacanestro Reggiana compie 5 anni. Una serie, quella col Banco di Sardegna Sassari appassionante, equilibrata, in certi frangenti epica che ha ovviamente avuto il suo epilogo in quella gara 7 amarissima per i tifosi reggiani.
Sopra 2-0 dominando, la Grissin Bon si fa raggiungere sul 2-2 per poi tornare in via Guasco e prendersi il match point. Gara 6 a Sassari è un mix di emozioni non adatte ai deboli di cuore: partita pareggiata, vinta, persa, vinta, pareggiata e poi persa al terzo supplementare. Per ben due volte capitan Cinciarini ha avuto la possibilità di consegnare lo scudetto a Reggio Emilia, ma il ferro ha risposto picche. Nonostante un +5 reggiano a 40″ dalla sirena, alla fine il Banco di Sardegna, con uno show di Dyson e Logan, ha trascinato la gara ai supplementari pareggiando la serie.
Così, il 26 giugno 2015 il PalaBigi è una bolgia mentre in piazza Martiri un maxischermo calamita migliaia e migliaia di reggiani a spingere ulteriormente i ragazzi di coach Menetti. La partenza è di quelle da “bava alla bocca” per i biancorossi, che arrivano alla prima pausa avanti 21-4 in un’atmosfera da girone dantesco. La reazione della squadra di Sacchetti, però, è altrettanto forte e così si va all’intervallo sul 32-26 interno. La ripresa è un piccolo sunto della serie, con un terzo quarto equilibratissimo (23-22) e un’ultima frazione che comunque vede sempre Pallacanestro Reggiana avanti fino al 38′.
Nell’arroventato finale sono ancora Logan e Dyson a fare la differenza, con il risultato che a 3″ dalla sirena dice 73-75 Sassari. Da un timeout di Menetti ne esce un tiro preso in precarie condizioni di equilibrio dall’ex Diener, che non tocca nemmeno il ferro. Finisce con la gioia irrefrenabile di Sassari e le lacrime amare dei reggiani, dai giocatori a Menetti al pubblico, compreso quello in piazza Martiri.
L’anno successivo, sarà ancora finale ma mai la Grissin Bon ha dato l’impressione di riuscire a piegare quella Milano di Ale Gentile e Repesa in panchina. In quel giugno 2015, invece, l’impressione è stata di essere arrivati più volte a un millimetro dal paradiso, senza aver avuto la forza né la fortuna necessaria per bussare alla porta giusta.













