REGGIO EMILIA – Ancora in questi giorni si discute a livello ministeriale, datoriale e sindacale dell’impegnativo e complesso tema delle condizioni di lavoro con le alte temperature, che affliggono adesso il nostro territorio.
Problema che si trovò ad affrontare alla fine del sec. XIX anche il Barone Raimondo Franchetti Sr., intento alla costruzione del suo pregevole palazzo in via Emilia e nella gestione di una vetreria a Murano.
Illuminante al riguardo è la lettura del saggio di Fabrizio Anceschi, socio emerito della Deputazione reggiana, pubblicato nel Bollettino Storico Reggiano monografico n. 181, concernente “Raimondo Franchetti Sr. Un aristocratico illuminato”; a Franchetti si devono – fra l’altro – la costruzione del Cavazzone e l’istituzione di asili d’infanzia per i figli dei lavoratori delle sue proprietà.
A pag. 52 lo studioso annota: “Le attenzioni del barone verso le condizioni dei suoi dipendenti non sono episodiche. Se l’attività alla Vetreria di Murano viene ridotta allo stretto necessario nei mesi estivi per il gran caldo, un provvedimento simile viene adottato durante la sistemazione del parco del palazzo reggiano, quando nel luglio 1891 dà ordine che i muratori sospendano il lavoro un’ora più del solito, da mezzogiorno alle tre del pomeriggio”.
Questo avveniva nella Reggio di fine Ottocento. E certamente il ricchissimo barone Franchetti può essere considerato un antesignano!
Giuseppe Adriano Rossi