REGGIO EMILIA – Alzi la mano chi non ha mai visto questa foto. E’ stata scattata il 24 aprile 1945 alle 16,30 in via Emilia Santo Stefano. I partigiani della 76ma Brigata Sap ‘Angelo Zanti’ entrano a Reggio. L’uomo a sinistra che alza il fucile si chiama Cesare Melia, quello al centro, sempre con il fucile in mano, è Athos Radeghieri. Il giovane a destra che corre con il braccio destro alzato si chiama William Rossi.
La foto simbolo della Liberazione di Reggio si anima e prende vita, i nomi e i cognomi riportati nelle didascalie ci ricordano che i protagonisti di quella stagione furono uomini e donne come noi, per lo più molto giovani. La mostra ‘Banditi e ribelli: La guerra partigiana in Italia 1943-1945’, organizzata da Istoreco, è allestita all’interno del Tecnopolo. Le schede storiche guidano il visitatore attraverso quei 20 mesi, lunghi e dolorosi, cominciati con l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’invasione tedesca dell’Italia e la nascita della Repubblica sociale italiana, stato fantoccio della Germania nazista.
Nei pannelli della mostra scorrono le foto delle prime bande partigiane, dei capi della Resistenza, come Luigi Longo e Ferruccio Parri, Arrigo Boldrini e Pompeo Colajanni, degli eccidi compiuti da nazisti e fascisti per terrorizzare la popolazione e fare terra bruciata attorno ai partigiani. Non c’è retorica nella ricostruzione storica: si ricordano gli errori, le ingenuità, la disorganizzazione. D’altra parte la guerra partigiana fu soprattutto fame, freddo, paura e morte. Ma fu anche coraggio, un coraggio che ancora oggi ci lascia senza parole, il coraggio dei patrioti, quelli veri.
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