REGGIO EMILIA – Nessuna autocritica, nessun ripensamento, nessuna ammissione di sottovalutazione rispetto al concerto del Primo Maggio. Anzi. A leggere i contenuti del comunicato diffuso in queste ore a firma del direttivo del circolo, si può dire che in qualche modo l’Arci Tunnel rilanci: solidarietà piena al suo presidente e un’aspra critica verso il procedimento giudiziario intrapreso sul concerto dei P38 – La gang, procedimento definito “del tutto sproporzionato” e che “apre la strada alla censura generalizzata o a una repressione selettiva dai contorni così indefiniti da risultare del tutto arbitraria”.
Il presidente del Tunnel, Marco Vicini, è indagato per istigazione a delinquere così come i quattro componenti della band che durante l’esibizione, con i volti coperti da passamontagna, hanno esibito la bandiera con la stella a cinque punte delle Brigate Rosse. A loro, al gruppo, si riferisce il direttivo del Tunnel in più passaggi: “La loro musica è acquistabile su Apple I-Tunes e accessibile in forma gratuita su Spotify e Youtube, recensita da siti e riviste di settore. Il circolo ha ospitato quest’iniziativa nello spirito di pluralismo e apertura verso tutte le forze politiche antifasciste e democratiche, tra le quali rientrano a buon titolo i comunisti. Siamo un’associazione culturale e ricreativa, non un soggetto politico: ospitare un’iniziativa non costituisce un’adesione ai suoi contenuti, ma testimonia solo la volontà di permetterne l’espressione”.
Vicini, il presidente del circolo, fa parte però dei Carc di Reggio Emilia. Il partito dei Comitati di appoggio alla Resistenza per il Comunismo è un movimento politico extraparlamentare marxista-leninista. Recentemente, commentando la vicenda, il partito ha scritto che “le Brigate Rosse hanno lasciato un segno profondo nella lotta di classe presente e passata e a questa molti compagni, giovani e meno giovani, guardano con ammirazione”.
“Per quanto non fosse certamente nostra intenzione ferire chi è stato toccato nella sua storia personale e familiare da vicende legate alla
violenza politica in Italia – scrive ancora il direttivo del Tunnel – siamo increduli di fronte alla decisione dell’autorità giudiziaria”.
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