REGGIO EMILIA – Non solo montagna, ma anche Bassa e comune capoluogo, val d’Enza e val Secchia: la chiusura degli sportelli bancari è un fenomeno che pare ormai irreversibile e che interessa tutte le aree territoriali, anche se colpisce più duramente le piccole comunità. I dati della Banca d’Italia mostrano che negli ultimi 10 anni l’Emilia-Romagna ha perso più di mille sportelli, il 29% del totale. Il 2010 ha rappresentato il punto più alto di sviluppo della rete commerciale degli istituti di credito: da allora è cominciata una cura dimagrante, fatta di chiusura delle filiali e scivoli verso la pensione per i dipendenti, che non conosce sosta.
Qualche numero. In provincia di Reggio nel 2010 si contavano 412 sportelli. Alla fine del 2019 erano scesi a 298: 114 agenzie chiuse in 9 anni. La stessa falcidia si è verificata, per fare un raffronto, nelle province vicine: in un decennio scarso 106 sportelli chiusi in provincia di Parma e 143 in quella di Modena. I recenti casi della filiale di Banco Bpm a Ligonchio e della filiale Unicredit a Busana sono dunque tutt’altro che isolati. Ma queste chiusure creano disagi maggiori dove l’alternativa è a parecchi chilometri di distanza.
Uno dei pochi segnali controcorrente, in questo contesto, arriva dalle Bcc, le banche di credito cooperativo. Anche in questo specifico segmento qualche razionalizzazione negli ultimi anni c’è stata, ma in misura molto inferiore alla media. Nella nostra provincia gli sportelli delle Bcc sono passati dai 17 del 2000 ai 40 del 2010 ai 39 del 2019. La percentuale di agenzie di credito cooperativo sul totale delle filiali è cresciuta dal 5% del 2000 al 13% del 2019.
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