REGGIO EMILIA – “Gli interessati alle misure cautelari avevano collegamenti con note famiglie di clan della ‘ndrangheta in Calabria, la loro operatività abbastanza autonoma, hanno agito soprattutto nel momento della pandemia dove c’era più bisogno di liquidità. L’operazione ha riguardato tutta la regione, le province di Modena, Reggio Emilia, Bologna e la Riviera“. A parlare è Carlo Levanti, comandante provinciale della Guardia di finanza di Bologna.
Nella nostra provincia sono state sequestrate quote di 5 società con sedi a Scandiano e a Reggio: erano intestate agli indagati nell’operazione della Guardia di Finanza di Bologna, condotta in collaborazione con il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata, che ha portato a 23 misure cautelari (4 arresti in carcere, 3 ai domiciliari e 16 obblighi di dimora) per i reati di associazione a delinquere, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, bancarotta fraudolenta, usura, lesioni personali e minacce. Sono in totale 34 gli indagati dell’operazione denominata “Radici” che ha preso le mosse dal monitoraggio di cospicui investimenti immobiliari e societari riconducibili a soggetti di origine calabrese, affiliati alle ‘ndrine dei Piromalli di Gioia Tauro e dei Mancuso di Limbadi. Tra gli indagati una donna di 40 anni, nata a Carpi e residente a Reggio: a lei è stato sequestrato un appartamento a 4 vani in città.
I finanzieri, intercettando oltre 60 utenze telefoniche e analizzando circa 100 conti correnti, hanno ricostruito un giro di aperture e chiusure di società che, formalmente intestate a prestanome venivano utilizzate come mezzo per riciclare il denaro che arrivava dalla Calabria grazie all’utilizzo di fatture false. Agivano inoltre acquisendo rami d’azienda di imprese in difficoltà.
Tre le aziende reggiane dichiarate fallite tra il 2020 e il 2021 ci sono la “In The Pansoow-Whilees srl” (ex Fp Group), la Tda Packaging Desgin srl e la Tda Packaging Eu srl. Tra gli arrestati anche Francesco Patamia, presidente e fondatore del partito “Europei Liberali” e candidato alla Camera nelle ultime elezioni con la lista Noi moderati di Maurizio Lupi nel collegio di Piacenza, membro del cda di Fp group. Gli illeciti si sono consumati in un contesto criminale connotato da ripetuti episodi di intimidazione e minacce, oltreché, in alcuni casi, di vere e proprie violenze ai danni degli imprenditori che si sono rifiutati (o hanno tentato di farlo) di aderire alle richieste.
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