BAGNOLO IN PIANO (Reggio Emilia) – A Bagnolo nessuno l’ha mai visto senza il basco calcato sulla testa, estate compresa. Guido Mora aveva una faccia sola, perfino negli abiti: semplici e tenaci. Il desiderio di diventare sacerdote era rimasto quello, un desiderio: con la mamma morta giovane, doveva aiutare il padre in falegnameria e nella gestione famigliare. Ma è riuscito, con quella tenacia semplice, ad andare perfino oltre il suo sogno: ha preso i voti di povertà, obbedienza e castità, diventando un membro laico dei Servi della Chiesa e vivendo fino a 96 anni ispirato dagli esempi di don Bosco e del don Bosco ‘reggiano’, don Dino Torreggiani. Si accoglie tutti, nessuno escluso. Entrano tutti, nessuno ecluso. E tutti, per davvero, sono entrati da quella saracinesca, tirata su per la prima volta all’inizio degli anni ’50: la sala giochi fulcro dell’oratorio parrocchiale, ora intitolato a don Giuseppe Barbieri, amico fraterno di Guido, e domani chissà, si spera a Guido stesso, operaio silenzioso dell’educazione e dell’inclusione per mezzo secolo, riuscendo in quello che potrebbe apparire un miracolo ma che è molto semplice fare, se se ne ha veramente desiderio: accogliere i ragazzi, farli sentire accettati, metterli su una pista da calcetto, o attorno a un tavolo da ping pong, e farli misurare con lo sport, farli sentire alla pari. “Erano tempi in cui spensieratezza e improvvisazione la facevano da padrone – ha ricordato in chiesa Gianluca Paoli, sindaco di Bagnolo – Dopo le partite, in casa o in trasferta, andavamo da lui e gli dicevamo: Guido, abbiamo perso 14-0, ci dai il bif? E lui sorrideva e apriva il freezer”.
Tutti i ‘suoi’ ragazzi, tutti i bagnolesi dai 20 ai 70 anni, non hanno potuto esserci in chiesa per salutarlo: non era consentito il pienone. Ma in centinaia negli ultimi due giorni lo hanno omaggiato alla camera ardente allestita nella sala giochi e stamattina il paese si è fermato. Lutto cittadino per Guido, che sarebbe stato imbarazzato da tanto affetto. “Non ti chiedeva di chi eri figlio, se eri bravo a scuola, se andavi a messa – ha detto ancora Paoli – voleva solo che ti comportassi bene. Il resto glielo dicevi tu, quando ti chiamava nel suo gabbiotto e ti chiedeva di sostituirlo alla cassa mentre si metteva in un angolo a pregare”.
Nessuno in paese riesce a vedere nell’oratorio solo una saracinesca, solo qualche gioco, solo una pista in cemento, solo due altalene e una panchina. Tutto fermo qui, durante l’ultimo saluto al padrone di casa. Ma tutto anche pronto a ricominciare ad animarsi, per i ragazzini bagnolesi di adesso e dei prossimi decenni, che sicuramente continueranno a dire ‘ciao, esco, vado da Guido’.
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