REGGIO EMILIA – Lo scorso anno i reggiani hanno perso quasi 200 milioni di euro con il gioco d’azzardo. Un numero impressionante che non accenna a diminuire. Tra scommesse sportive, gratta e vinci e lotterie, ogni cittadino della nostra provincia, ci ha rimesso 365 euro, neonati compresi.
Il dato, che rispecchia gli andamenti regionale e nazionale, è stato presentato dagli operatori della Papa Giovanni XXIII. La cooperativa dal duemila ad oggi ha accolto più di 1600 giocatori patologici, dai gruppi settimanali a, per i casi più gravi, la comunità terapeutica: sono state 44 le persone ospitate nel 2024. “E’ un lavoro che stiamo continuando e dovremo cercare di incrementare, soprattutto perché ci rendiamo conto che sta aumentando il gioco online rispetto al gioco fisico, quindi la possibilità di giocare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento perché basta avere in mano uno smartphone”, sottolinea il presidente Fabio Salati.
In provincia sono stati giocati in un anno un miliardo e 200 milioni di euro e ne sono stati vinti 995 milioni. Per il comune capoluogo la differenza è di più di 70 milioni di euro persi: 442 milioni sono stati giocati e 371 sono stati vinti. Ogni reggiano che vive in città si è impoverito di 414 euro. Reggio è all’ottavo posto nella classifica che mette in relazione i soldi persi con la popolazione residente. Reggiolo si conferma al vertice con più di mille euro persi per cittadino. Al secondo posto troviamo Gattatico (con 758 euro) seguito da San Polo (con 571 euro). Dalla parte opposta della classifica c’è Canossa, il comune più virtuoso con 66 euro persi per cittadino. Si gioca per solitudine o perché si è in difficoltà economiche. Il 40% dei giocatori d’azzardo patologici è rappresentato da donne. Grazie ad internet, il fenomeno è in aumento tra i più giovani.
“Questo va a impattare sulle fasce più giovani che riescono ad eludere il controllo sociale del dover uscire di casa e raggiungere la sala slot. Possono giocare nelle loro camere con il telefono in mano. Papa Giovanni su questo sta cercando di fare una forte attività di prevenzione, affrontando il tema già dalle scuole secondarie di secondarie di primo grado e spiegando quali sono i danni che il gioco d’azzardo patologico può portare”, chiosa Salati.