GUASTALLA (Reggio Emilia) – Si è fidato delle persone sbagliate e ora il sentimento che prova è di vergogna. Incontriamo l’anziano ex titolare della ex Tabec, industria radicata nella Bassa di materiale zootecnico e apicoltura, davanti ai cancelli dell’azienda in via Ponte Pietra a Guastalla. Da oltre 4 anni tutto si è fermato nel capannone andato all’asta assieme ad alcuni macchinari. Il lavoro di una vita in fumo e 30 dipendenti costretti a licenziarsi.
Una storia imprenditoriale finita male e un pesante risvolto giudiziario che ha investito i nuovi acquirenti. Entrati all’apparenza per salvare l’azienda, secondo l’accusa l’hanno invece rilevata per svuotarla e portata al fallimento distraendo patrimoni aziendali per un milione e 600mila euro.
L’ex titolare preferisce non apparire e ci racconta: “Nella mia vita sono sempre stato una persona onesta e sincera. Non è stata colpa mia. Purtroppo nel 2012 sono rimasto paralizzato e non ero più all’altezza di guidare l’azienda, ho chiamato il mio commercialista e ho chiesto aiuto. Mi ha mandato dei nominativi balordi, ed è successo quello che è successo. Mi sono fidato“.
L’indagine della Procura ha portato all’arresto di tre persone, gli amministratori (tutti modenesi) di questa e altre tre società, accusati di bancarotta fraudolenta e frodi fiscali. I dipendenti venivano costretti a non lavorare, passavano il tempo a fare l’uncinetto o le parole crociate, gli ordini c’erano ma mancavano scorte e materiali. Stipendi in ritardo e utenze staccate. Tutto deciso a tavolino.
“Qui la rabbia della gente era trovarsi in una situazione paradossale: ho il lavoro e non mi fanno lavorare. Elementi che hanno aiutato chi ha condotto le indagini”, spiega Daniele Sardiello, funzionario Fiom Cgil.
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