REGGIO EMILIA – Ha tentato di indurre Antonio Valerio, collaboratore di giustizia, a non fare dichiarazioni o a renderle mendaci dunque non veritiere, all’autorità giudiziaria. Per questo il Gup, giudice dell’udienza preliminare, Andrea Rat ha condannato l’avvocato Antonio Piccolo a 2 anni, con sospensione condizionale della pena e l’interdizione per lo stesso periodo dalla professione forense.
E’ la sentenza con rito abbreviato del procedimento che in origine ha visto l’avvocato Piccolo accusato di intralcio alla giustizia, reato che è stato modificato appunto nell’aver tentato di impedire le dichiarazioni, mentre è stato assolto per il reato di rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio.
Tutto nasce il 4 luglio 2022 in tribunale a Reggio dove si stava svolgendo un’udienza molto delicata del processo Grimilde, che prese il nome dall’ operazione di polizia che aveva svelato le infiltrazioni della cosca Grande Aracri nel Comune di Brescello.
Nel processo l’avvocato Piccolo difendeva Francesco Grande Aracri oltre ad altri imputati. Durante l’udienza in questione, il legale crotonese aveva proceduto al controesame di Antonio Valerio, sottoposto allo speciale programma di protezione per la sua incolumità e quella della sua famiglia.
L’avvocato Piccolo aveva rivolto domande insistenti sulla sua nuova identità con frasi allusive e che erano suonate quasi come un messaggio a non proseguire nella deposizione che avveniva comunque con tutte le protezione anche visive.
Durissima la requisitoria ieri del procuratore capo Calogero Gaetano Paci e del pm Pantani. Un fatto di eccezionale gravità – ha tuonato in aula – ancora di più perché commesso da un difensore. L’avvocato Piccolo – ha riferito il procuratore – è zio dei fratelli Masellis con i quali Valerio era stato in affari.
Per il capo della Procura reggiana, una lunga esperienza nella lotta alla criminalità organizzata, mai si era assistito ad un fatto simile in un’aula di giustizia. Il difensore di Piccolo, l’avvocato Gabriele Bordoni ha riconosciuto che le frasi del suo assistito sono state infelici ma ha anche ricordato come le parentele non sono indice di colpevolezza, probabile il ricorso in Appello.
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