REGGIO EMILIA – Parte dalla dall’assistenza nell’ambito dell’Emergenza-Urgenza il piano dell’Emilia Romagna sulla sanità. Dove piano si può tradurre anche con riorganizzazione. Ma i detrattori più radicali ci leggono il significato di “tagli”. In ordine cronologico l’ultima protesta contro quello che viene inteso come un declino del sistema sanitario nazionale, è andata in scena sabato mattina davanti al Santa Maria Nuova, organizzata da un comitato di realtà politiche di sinistra, come Potere al Popolo, Rifondazione e il sindacato di base Sgb. “Le liste d’attesa sono lunghissime, talvolta chiuse. Questo non fa altro che aumentare le differenze tra chi può rivolgersi al privato e chi invece aspetterà le cure a tempo indeterminato”. Così Flora De Carlo di Potere al Popolo.
Sollecitare la Regione a non impoverire i servizi è l’obiettivo anche della delegazione che da Casalgrande andrà via aldo Moro a Bologna per consegnare le oltre 5mila firme che erano state raccolte per evitare la chiusura del pronto soccorso di Scandiano. Una petizione che chiede anche il mantenimento 24 ore su 24 dell’automedica presso l’ospedale Magati. Tema tornato d’attualità dopo l’ipotesi di accorpamento ventilata dalla Regione. Nulla di ufficiale ancora, soltanto un’idea che vedrebbe la nascita di due grandi distretti, formato il primo da Montecchio e Scandiano con la collocazione delle automediche a Puianello, il secondo formato da Guastalla e Correggio col quartier generale delle vetture a Novellara. Una rivoluzione che preoccupa anche Cgil, Cisl e Uil.
Ma l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini, rassicura, ogni eventuale nuovo sistema dovrà garantire gli interventi cosiddetti “tempo-dipendenti”: “Il piano ha obiettivi precisi: il primo è migliorare la presa in carico dei cittadini, riorganizzare la rete del 118 con il medico in centrale operativa e una distribuzione efficace dei mezzi di soccorso per migliorare le prestazioni”.
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