REGGIO EMILIA – C’è anche la situazione debitoria del Servizio sanitario regionale sotto la lente della Corte dei Conti. Il giudizio diffuso il 14 luglio scorso dalla sezione regionale di controllo quantifica in 1,739 miliardi di euro i debiti verso i fornitori. Più di 405 milioni sono debiti verso privati accreditati e convenzionati. Alla fine del 2022, i debiti scaduti superavano i 200 milioni di euro.
Sono cifre allarmanti, se rapportate a un sistema i cui costi annui superano i 10,5 miliardi di euro all’anno e assorbono l’85% della spesa regionale. La Corte dei Conti si limita a evidenziare che “il rischio di un incremento dell’indebitamento, non sostenibile o difficilmente tollerabile nel tempo, impone un’attenta verifica” da parte delle aziende sanitarie e della Regione. L’indebitamento della sanità regionale, sottolineano i giudici contabili, va infatti inquadrato “in una situazione economico patrimoniale caratterizzata da significative perdite e bassa liquidità”.
Le situazioni critiche non mancano. Tra il 2022 e l’inizio di quest’anno la Corte dei Conti ha acceso un faro con specifiche delibere sulle aziende sanitarie di Modena, Parma e Ferrara per il superamento della percentuale del 15 per cento di indebitamento: troppo alto il costo del debito in rapprto alle entrate proprie correnti. Nessun rilievo invece per l’Ausl di Reggio. Alla fine del 2022 l’indebitamento complessivo della nostra azienda sanitaria ha raggiunto i 494 milioni di euro, con un balzo del 16% rispetto al 2021. La crescita dell’esposizione finanziaria è stata spinta dai debiti verso i fornitori, saliti a 315 milioni di euro: 63 in più rispetto all’anno precedente. Relativamente modesta, invece, l’esposizione per mutui passivi: 65 milioni, in calo del 12%. L’anno scorso l’Ausl di Reggio ha pagato poco più di 2 milioni di interessi passivi sul debito.
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