REGGIO EMILIA – L’inizio del 2024 porterà un aumento considerevole delle rette di case protette e centri socio riabilitativi residenziali in tutta l’Emilia Romagna e quindi anche nella nostra provincia. Ogni famiglia che ha un anziano o un disabile in queste strutture pagherà 4,10 euro in più al giorno, che al mese diventano 123 euro. Una decisione presa dalla Giunta regionale che scatterà proprio il primo gennaio: un aumento dell’8,2% sulle rette, che passeranno da 50 a 54,10 euro al giorno. Attualmente, il contributo mensile a carico delle famiglie per le strutture accreditate è di 1.500 euro, l’incremento sarà di 1.476 euro all’anno, in pratica un mese in più. E stiamo parlando di situazioni di privilegio e fortuna, perché chi non ha trovato posti accreditati si è dovuto sobbarcare il costo pieno della retta, spesso tra i 2.800 e i 3.000 euro al mese.
Nel 2022 sono stati 2.855 gli anziani inseriti nelle case protette nella provincia di Reggio Emilia secondo la Cisl Emilia centrale che parla di un “colossale e inaccettabile buco nell’acqua”.
“Questi aumenti – fa eco il sindacato pensionati Fnp Cisl – si andranno a sommare al peso economico enorme che già sopportano le famiglie quando riescono a trovare un posto accreditato nelle strutture. Questa scelta di un rincaro delle rette è inaccettabile anche perché certifica alle donne e alle famiglie che sono state lasciate sostanzialmente sole. Incredibile“. Secondo i dati della Regione infatti il 72% delle donne che sceglie un part time volontario lo fa per poter gestire la famiglia, bambini e anziani. Il sindacato lamenta anche la mancanza di un piano strategico per riformare il sistema degli accreditamenti, cioè i posti nelle case protette con un costo calmierato dalla Regione. “I Comuni hanno bisogno come l’ossigeno di questi posti, Cisl sostiene da anni che siano pochi ma in Regione hanno ritenuto di ascoltare, prima dei sindaci, le pretese dei gestori privati delle strutture. Per ora non c’è un solo posto accreditato in più, la discussione è aggiornata a gennaio. Da segnalare, infine, la stroncatura del piano di molti comitati di distretto: prevedevano di impiegare il fondo non autosufficienza per ridurre l’impatto dell’aumento delle rette a carico delle famiglie. La delibera regionale lo ha vietato espressamente”, conclude il sindacato di Modena e Reggio Emilia.