REGGIO EMILIA – Entro fine anno è prevista la conclusione del cantiere all’ex padiglione Vittorio Marchi. La struttura, di proprietà di Campus Reggio Srl, entrerà in funzione a partire dall’anno accademico 2025-2026, con 75 nuovi posti per gli studenti universitari in aggiunta ai 46 già presenti.
Le opere del secondo stralcio, iniziate lo scorso anno, riguarderanno una superficie di 3.500 metri quadrati: una struttura che, oltre agli alloggi, ospiterà anche sale studio, area ristoro, due palestre per attività a terra come pesi e tapis roulant. Nel cuore del padiglione, che sarà coperto, l’auditorium da 216 posti che sarà utilizzato per lezioni universitarie e meeting. Un investimento totale di 12 milioni di euro finanziato dal ministero dell’Università e ricerca, Er-Go, Regione e Unimore, insieme al Comune di Reggio. “Abbiamo cercato di adottare tutte le migliori tecnologie e da questo punto di vista sono convito che sarà un gioiello importante in una zona importante e unica come quella del Campus San Lazzaro dal punto di vista ambientale – spiega Roberto Bertacchini, amministratore unico di Campus Reggio – Ci sono concetti importanti per quanto riguarda lo sviluppo eco-sostenibile, le fonti rinnovabili e una gestione del calore”.
Er-Go, l’ente che si occupa del diritto allo studio degli studenti, avrà in gestione la struttura per 12 anni. I lavori, finora, hanno riguardato il potenziamento della struttura e la costruzione dell’auditorium. All’interno si notano i muri grezzi nelle diverse stanze, in questo momento si stanno installando tutti gli impianti. Nei prossimi mesi saranno completate le parti esterne e interne, ma gli arredi arriveranno solamente nel 2025.
Il padiglione Vittorio Marchi è stato costruito nel 1970 e utilizzato come presidio alla riabilitazione dei pazienti neurologici e cardiologici in uscita dall’ospedale Santa Maria Nuova. Nel 1997 la chiusura. Nel 2014 la conclusione del primo stralcio ha portato ai primi 46 posti per gli studenti, la seconda fase del cantiere doveva iniziare nel 2021 ma i lavori sono slittati al 2023. “Le motivazioni, in buona sostanza, sono state legate alla difficoltà della progettazione e anche al recupero dei materiali – conclude Bertacchini – Come immaginate, dal 2021 al 2023, oltre all’aumento dei costi c’è il discorso relativo alla reperibilità dei materiali e del calcestruzzo. Una difficoltà che non ha mancato di farsi sentire”.
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