REGGIO EMILIA – “Alcuni sono rimasti bloccati nei locali per diverse ore, in tutto il centro, chi era a un concerto, all’opera o in altre sale concerto, è rimasto chiuso dentro. Alcuni hotel hanno messo a disposizione le camere per coloro che, dai dintorni di Schweden Platz, non potevano più tornare a casa”. Bloccati nell’inferno in cui è piombata Vienna, finita in balia di un gruppo di attentatori. Più quartieri del centro sono stati teatro di agguati armati. Con la zona più colpita frequentata in prevalenza da giovani.
“I locali erano molto pieni, c’era caldo, c’era bel tempo, era l’ultima sera prima del lockdown, un mio amico ha detto che di avere visto la gente che iniziava a correre, la polizia urlava, ha visto all’improvviso un poliziotto puntare la pistola”. A parlare è Stefania Serri, musicista di fagotto impegnata in più orchestre. Dal 2018 vive a Vienna dove frequenta un master all’Università di Musica e Arte. “Nessuno qui si sarebbe mai aspettato un attacco del genere – ci racconta -, nessuno in Austria in generale. Forse anche per questo è stato uno choc così grande”.
Il bilancio è di 22 feriti e di cinque morti, tra questi un attentatore, altri tre sono stati arrestati. Proseguono le ricerche di tutti i possibili complici. Per questo motivo le autorità hanno invitato a non intralciare le indagini. “Gradualmente i mezzi pubblici sono tornati a circolare, le scuole però erano praticamente vuote, molte persone non sono volute andare a lavoro per paura di un secondo attacco, dato che a un tweet della polizia uno degli attentatori ha risposto dicendo che questo non era niente che dovevamo aspettarci di molto peggio”.
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