REGGIO EMILIA – L’uccisione in Congo dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci riaccende i riflettori sulla situazione di tensione nel Paese africano. Un Paese con il quale il territorio reggiano ha significativi rapporti.
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Il Congo per Reggio Emilia è l’impegno di don Tonino Manzotti, missionario saveriano nato di Brescello nel 1933 e deceduto nel 2014 all’età di 81 anni. Don Tonino giunse in Congo nel corso degli anni 60 e vi rimase per quasi tutto il resto della sua vita. Nella regione di Bukavu, nella bidonville di Panzi, diede vita ad una parrocchia divenuta nel corso del tempo punto di riferimento per buona parte della comunità locale. Alla morte di don Manzotti, gli amici della Bassa Reggiana hanno fondato un’associazione in suo nome che ha l’obiettivo di sostenere l’attività della Parrocchia: nel 2016 grazie ai fondi raccolto dall’associazione è stata inaugurata una scuola che raccoglie ben 2.600 bambini.
A raccogliere l’eredità di don Manzotti è oggi padre Nicola Colasuonno che conosceva bene l’ambasciatore ucciso e che dal Congo ci manda questa testimonianza: “L’ambasciatore Attanasio era un amico e ci ha aiutato in tante occasioni, siamo sconvolti – dice al nostro Tg – purtroppo il Congo è così, un Paese pieno di risorse e vitalità, ma al tempo stesso di tensioni. Un paese nel quale manca una guida”.
I componenti dell’associazione “Amici di don Tonino Manzotti” nel corso degli ultimi anni hanno fatto visita in diverse occasioni alla missione di Panzi potendo rendersi conto delle tensioni presenti nel Paese e anche delle condizioni di vita drammatica della bidonville in cui si trova la parrocchia.
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