SCANDIANO (Reggio Emilia) – Iniziativa di avvicinamento al Giro d’Italia ieri sera a Scandiano: il 16 maggio la decima tappa della Corsa Rosa partirà, unica in Emilia, proprio dal paese del Boiardo. Con l’autrice del libro “Alfonsina e la strada” si è parlato di una donna eccezionale passata alla storia e che voleva fare solo una cosa: andare in bicicletta.
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Ad Alfonsina non interessava “sfidare” gli uomini, e forse per questo ai maschi faceva così rabbia. Perché era una donna, sì, ma semplicemente rivendicava di saper fare bene qualcosa, a prescindere dalla questione pari opportunità. Esattamente quel concetto che sanerebbe tutto: il merito. Ad Alfonsina interessava solo una cosa: andare in bicicletta. Nella biblioteca di Scandiano, nell’ambito della rassegna Primavera-mente e già con lo sguardo alla decima tappa del prossimo Giro d’Italia, la Scandiano-Viareggio del 16 maggio, è stata ospite la scrittrice Simona Baldelli, che ha scritto di una donna eccezionale: Alfonsa Rosa Maria Morini, bolognese nata nel 1891, seconda di dieci figli, cresciuta nella miseria nera, diventata Alfonsina Strada dopo aver sposato Luigi Strada. Un cognome che era l’essenza del suo essere: lì, in strada, sulla bicicletta, l’unico vero amore della sua vita, contro la morale, i pregiudizi, le chiusure dell’epoca. C’è tanto di Reggio nella storia di questa corridora, e non solo perché nel libro si legge delle strade di polvere e di fango dell’Emilia, ma anche perché l’uomo che, per opportunità e per genialità mediatica, le ha concesso di partecipare alla gara maschile del Giro di Lombardia nel 1917 e poi al Giro d’Italia nel 1924, sempre fra gli uomini, è stato Armando Cougnet, l’inventore della Corsa Rosa all’epoca al timone della Gazzetta dello Sport. Cougnet da bambino si trasferì a Reggio al seguito del padre.
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