REGGIO EMILIA – Una decina di imprese artigiane metalmeccaniche hanno già chiuso, ma il rischio è che sia solo la punta dell’iceberg. Senza interventi straordinari, la piccola palla di neve rischia di trasformarsi una valanga in grado di travolgere il sistema produttivo e sociale.
A oggi le aziende metalmeccaniche reggiane dell’artigianato sono quelle più colpite da ammortizzatori sociali in tutta Italia, il 319% in più rispetto al 2023. Numeri impressionanti: in questo momento sono 127 quelle che stanno utilizzando la cassa integrazione di settore finanziata tramite il fondo bilaterale Eber, un migliaio i lavoratori interessati. Un quadro aggravato dalla crisi internazionale, a cominciare dalla Germania, che sta mettendo in ginocchio l’intera filiera reggiana con il prezzo più alto pagato dai più piccoli, gli artigiani, fornitori e contoterzisti.
A rendere emergenziale la situazione il fatto che 31 imprese, per 200 addetti, stanno terminando i 130 giorni in due anni di ammortizzatori sociali concessi dall’attuale normativa. Già da gennaio, alle prime chiusure, ne potrebbero seguire altre. Così stamattina per la prima volta insieme, sindacati e associazioni d’impresa hanno lanciato il grido d’allarme e chiesto al Governo di attivare al più presto gli ammortizzatori in deroga. Serve più tempo per superare la crisi, salvaguardare professionalità di eccellenza che rischiano di andare disperse per sempre e garantire la tenuta sociale di un intero territorio.
Reggio Emilia Crisi cassa integrazione imprese artigiane Metalmeccanici