REGGIO EMILIA – Era il 23 marzo 2021, nella zona del parco del Crostolo di Cavazzoli il primo episodio. L’inizio di quaranta giorni difficili per la città e per le frequentatrici del parco. La prima vittima di violenza fu una donna poco più che trentenne, poi toccò a una 24enne e anche a una ragazza all’epoca minorenne. L’ultima ad essere aggredita sempre una giovane donna di circa 30 anni in via Tarassov lungo la passeggiata Irene Saccani, un altro punto del Parco del Crostolo: 23 marzo, e poi 17, 21 e 27 aprile 2021.
Fu chiaro che si trattava di un molestatore seriale: si appostava dietro ai cespugli, avvicinava le donne con una scusa poi cingeva loro le spalle o la vita e le aggrediva: donne in quel momento sole che facevano attività fisica al parco.
“Parliamo di un’area di 15 chilometri”, ha ricordato il dirigente della squadra mobile Guglielmo Battisti ripercorrendo quelle settimane di ricerche nel giorno della soddisfazione per l’arresto del responsabile di quelle violenze. Tredici agenti della mobile, un terzo dell’intera squadra, si dedicò a quello. L’area venne divisa in due e battuta palmo a palmo con l’aiuto anche dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia provinciale, sorvolata con un drone, monitorata da agenti donna in borghese che facevano da esca. “Un esempio del lavoro corale che siamo abituati a fare a Reggio”, sottolinea Battisti.
La collaborazione delle vittime è stata fondamentale. La descrizione che hanno fornito – un uomo esile di circa 30 anni con carnagione olivastra – incrociata con le celle telefoniche, le immagini e le prove genetiche ha permesso di arrivare all’arresto dell’uomo. “Si sono prestate più volte a essere sentite, perché l’identificazione non è stata semplice. Nonostante il trauma subito non si sono mai tirate indietro”, spiega il sostituto procuratore Pier Cristina Giannusa. “Non hanno mai smesso di credere nelle istituzioni e io devo ringraziare i ragazzi della squadra mobile per quel lavoro fatto”, chiosa Battisti.
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