REGGIO EMILIA – In questi gioni di festa e di zona rossa sulle strade circolano molti meno veicoli, in collina e in pianura piove. Tutto farebbe pensare a una qualità dell’aria migliore, ma purtroppo non è così, non tutti giorni per lo meno.
Il primo gennaio, secondo i dati diffusi da Arpae, in tutte le centraline della provincia che si trovano in pianura è stato superato il limite di Pm10 nell’aria consentito dalla legge di 50 µg/m3: 66 in viale Timavo in città, 62 a Guastalla, 60 a Castellarano. I valori sono rimasti invece ampiamente sotto la soglia consentita sabato 2 gennaio.
Legambiente ha tracciato un bilancio dell’anno appena concluso e, nonostante il lockdown, il quadro non è positivo. “Anche nell’anno del lockdown – ha spiegato Massimo Becchi, presidente di Legambiente Reggio Emilia – i livelli delle polveri fini hanno fatto registrare 61 sforamenti nella centralina di viale Timavo. Se leggiamo i dati degli ultimi 10 anni, infatti, l’unica correlazione possibile resta quella del meteo”.
Durante il lockdown, alcuni inquinanti si erano molto ridotti (come ossidi di azoto e benzene) altri invece hanno avuto andamenti diversi come l’ammoniaca, generata soprattutto dall’agricoltura. Le polveri fini hanno risentito in negativo del maggior uso del riscaldamento domestico e dell’uso delle biomasse.
La Corte di giustizia dell’Ue, a novembre, ha condannato l’Italia poiché i valori limite dei Pm10 sono stati superati in maniera “sistematica e continuata” tra il 2008 e il 2017 e non sono stati presi provvedimenti efficaci. “Piantare alberi, come si sta facendo anche a Reggio Emilia, è certamente utile e importante – ha concluso Becchi – ma rischia di essere solo una goccia nel mare se non si interviene con politiche sul clima molto più incisive e radicali”.
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