REGGIO EMILIA – L’Arci provincia ha confermato Daniele Catellani come presidente, alla guida del Comitato territoriale e del rinnovato consiglio direttivo. E’ accaduto sabato, quando al teatro artigiano di Massenzatico si sono riuniti i rappresentanti di 130 circoli e 30mila soci per il settimo Congresso provinciale.
La discussione ha analizzato i crescenti problemi sociali dei territori ma anche le difficoltà dei circoli nel far quadrare i conti di fronte alle bollette che volano alle stelle e a un volontariato che cerca sempre di più il dialogo tra le generazioni, unica possibilità per favorire il ricambio.
Da Massenzatico complessivamente emerge la rappresentazione di una grande associazione italiana alle prese con il post covid e con il repentino mutamento di scenario legato alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica.
Si trasformano i paradigmi su cui poggia la tradizione del mutualismo nato nel dopoguerra e nei tanti interventi che si sono susseguiti la riflessione su come essere ancora presenti sul territorio, resistere ed allo stesso tempo investire per un cambiamento positivo, “con azioni – hanno spiegato dal palco i vari delegati – che possano contrastare i fenomeni di esclusione sociale, povertà culturale ed educativa e rilanciare un senso di comunità attiva, accogliente, responsabile e soprattutto consapevole dei propri diritti e doveri”.
Sono questi, è stato ribadito, i valori consegnati da una storia associativa lunga 75 anni che innesca le proprie radici nel movimento operaio, contadino, popolare, nell’antifascismo e nella resistenza, nei movimenti pacifisti, femministi, ecologisti, antirazzisti, antimafia, per i diritti civili.
Daniele Catellani, al suo terzo mandato, nel suo intervento ha detto: “Dobbiamo alzare la testa e cercare di invertire la rotta. Fare il volontario deve essere prima di tutto un piacere e non una battaglia quotidiana. Senza un’azione finalizzata ad alleggerire il peso della burocrazia si rischia di non avere quel ricambio minimo necessario alla tenuta del sistema. La burocrazia allontana i pochi disponibili ad assumersi queste responsabilità. Organizzare un qualsiasi evento sta diventando davvero difficile e le capacità tecniche, nonché il tempo dedicato, sono nettamente maggiori del pensiero creativo richiesto”.
A pochi giorni dal voto il presidente provinciale dell’Arci nel suo intervento ha dedicato un passaggio alla politica: “Mi permetto di segnalare che in quasi tutti i programmi politici, con qualche rara eccezione, il terzo settore sembra scomparso dai radar. Credo sia davvero un brutto segnale; Sembra quasi che sia scontato. Essenziale nelle emergenze, ma mai prioritario. Un paese senza un terzo settore rischia davvero il collasso sociale. E’ bene ricordarselo”.
Uno dopo l’altro nella maratona congressuale si sono alternati gli interventi dei presidenti di circolo a quelli delle istituzioni locali e regionali e di altre associazioni del territorio.
Al Teatro Artigiano – la prima Casa del popolo nata in Italia – per un saluto all’Arci di Reggio sono intervenuti il sindaco Luca Vecchi, il presidente della Regione Stefano Bonaccini, l’assessore Lanfranco De Franco e il consigliere regionale Federico Amico, la sindaca di Novellara e consigliera provinciale Elena Carletti, Cristian Sesena segretario provinciale della Cgil, Gemma Bigi di Istoreco, la vicepresidente Anpi Anna Ferrari, Azio Minardi della Uisp, il presidente di Arci Emilia Romagna Massimo Maisto e Marco Mini responsabile dell’Osservatorio legislativo e membro della presidenza nazionale dell’Arci.